PER UNA PERSONA IN PIÙ

Le persone a BASE si sentono previste? Il nostro luogo è veramente per tutt?
Da qualche tempo abbiamo cominciato a chiedercelo. E grazie a queste domande continue riusciamo a percepire le mancanze, ad entrare in contatto con i corpi che ci attraversano, a trasformarci.

Vogliamo essere un luogo che avvicina, invece di allontanare. Una piattaforma che aiuta a superare un ostacolo, o quanto meno a ridurlo; uno strumento che abbatte le barriere, invece di crearne di nuove.

Lo facciamo a partire dal linguaggio: cerchiamo di esprimerci nella maniera più aperta e chiara possibile e magari non sempre ci riusciamo. Facciamo luuuuunghissimi giri di parole perché ci esprimiamo con le circonlocuzioni, preferiamo dire “tutte le persone” al posto di “tutti” o usare le parole tronche, che agevolano i lettori digitali di testi. Scegliamo con cura tutte le espressioni che non escludono nessuna identità di genere e nemmeno nessun corpo, giovane o anziano, abile o disabile che sia.

Lo facciamo perché se anche solo una persona in più può sentirsi accolta da BASE grazie ad una parola detta diversamente, faremo in modo che quella parola sia quella giusta.

è una cosa seria?

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