Mitre and Mondays: La Pietra come Archivio Vivente

Nel 1970, in un pomeriggio qualunque, Luigi Lineri camminava lungo il letto del fiume Adige. I suoi occhi non si posavano né sul cielo né sul flusso dell’acqua, ma su pietre che condividevano sorprendenti somiglianze. Iniziò a raccoglierle, descrivendo l’esperienza come “un dialogo strano tra uomo e pietra, passato e presente”. In cinquant’anni, l’artista e poeta ha collezionato migliaia di queste pietre fluviali, catalogandole in gruppi come “teste di pecora”, “musi”, “corpi” e “volti”. Le superfici della sua casa sono interamente ricoperte da tavole che espongono queste famiglie di forme lapidee.

La scelta di lavorare con la pietra assume un significato profondo nel contesto delle connessioni tra specie e linee temporali. Nel suo libro del 2016 Geontologies: A Requiem to Late Liberalism, l’antropologa Elizabeth Povinelli esplora il concetto di “vita nella materia morta” o “vita nei resti della vita”. Povinelli sfida la concezione della pietra come entità inanimata e propone che la sua stessa esistenza sia il risultato di infinite forme di vita microscopiche che l’hanno preceduta. Sia Lineri che Povinelli considerano la pietra come una forma interconnessa, portatrice di storie e relazioni proprie; archiviarla e catalogarla non fa altro che renderla un artefatto.

Nei paesaggi costruiti, in Italia come in Gran Bretagna, la pietra è un materiale con cui abbiamo edificato, vissuto, camminato nelle piazze e toccato nelle architetture che hanno fatto da sfondo ai momenti più importanti delle nostre vite. La pratica dello Spolia, che consiste nel riutilizzare pietre provenienti da strutture antiche per nuove costruzioni senza alterarne la forma, rappresenta un punto di incontro tra la storia della pietra e le esigenze umane. Oggi, il design ha un disperato bisogno di pratiche circolari come lo Spolia, poiché non esiste più alcuna giustificazione per il costo ambientale dell’estrazione di nuovi materiali.

Ispirati dalla tassonomia affascinante di Lineri e dalla visione di Povinelli sulla vitalità della pietra, Mitre & Mondays propone un’installazione interattiva che esplori la pratica dello Spolia. La nostra collezione di pietre locali non sarà un punto di arrivo, ma una tappa intermedia nel loro percorso continuo.

L’atto di archiviare porta a una conoscenza approfondita dei materiali, ma spesso rappresenta un atto estrattivo che segna la fine del loro viaggio. Come possiamo trasformare la catalogazione dei materiali in una pratica progettuale che ne incoraggi il riutilizzo e la continuità? Questa domanda guiderà la nostra installazione, che esplorerà il riuso della pietra in un contesto che collega le tradizioni architettoniche britanniche e dell’Italia settentrionale. Il nostro obiettivo è creare un’esposizione a zero sprechi, dove ogni materiale sarà solo temporaneamente sottratto al suo percorso naturale.

Presenteremo la pietra non come materia priva di vita, ma come testimone di un’infinità di esistenze precedenti, intersecando linee temporali incomparabili. Inoltre, l’elemento del “fare” sarà centrale nel nostro approccio: esploreremo come questi concetti di parentela e collaborazione interspecifica possano favorire pratiche costruttive sostenibili e interdipendenti, pienamente adatte alla nostra epoca.

Il concetto di parentela si basa su collaborazioni tra specie, materiali e tempi storici. Allo stesso modo, questa ricerca deve svilupparsi in un ambiente collaborativo e progressista, capace di generare idee che offrano un futuro equo e sostenibile per tutti.

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