Estratti da “I am here” di Laila Sit Aboha
Introduzione editoriale per Arab Pop, primavera 2023

 

Come vuole un adagio diffusamente attribuito a Nagib Mahfuz, “la tua casa non è dove sei nato. Casa è dove cessano tutti i tuoi tentativi di fuga”. Prendo in prestito queste parole per raccontare questo nuovo numero di Arabpop e per chiedermi cosa è “casa”: un’aspirazione, una condizione, una necessità, ma allo stesso tempo anche dolore, mancanza e nostalgia.

Per chi come me è cresciuto passando attraverso tante case, materiali e non, è difficile riuscire a trovare una sintesi che chiarisca esattamente il significato di questo termine o che possa rendere conto di tutti quei processi di negoziazione tra le identità, o di costruzione delle stesse, a cui questo dà origine.

La lavorazione del quarto numero della rivista e la scrittura di questo editoriale hanno coinciso con un mio ritorno a casa, nella città di Haifa, oggi Israele e ieri Palestina. Casa dalla quale mio nonno e la sua famiglia sono dovuti fuggire a causa della violenza sionista che nel 1948 si è appropriata delle nostre abitazioni e del nostro paese, fallendo però nel tentativo di espropriarci il bene più prezioso, la nostra memoria. Di questa casa non ho esperienza diretta, non ne conosco le coordinate, non so ancora nemmeno dove si trovi. Eppure io, insieme a milioni di altre e altri palestinesi in esilio, rivendico l’appartenenza a un luogo in parte sconosciuto, dove le nostre storie familiari sono state spodestate da quelle dei colonizzatori, ma si sono trasformate in una memoria mai dissolta. (…) E’ possibile chiamare casa il luogo da cui proveniamo, ma in cui non abbiamo mai speso la nostra quotidianità?

(…) Assieme a Shaden, sorella napolestinese con cui condivido le stesse radici, ramificazioni di diversi esili, ci siamo spesso interrogate su cosa fosse per noi la casa, senza mai arrivare a una sintesi vera e propria. Qualche settimana fa mi ha detto che “casa siamo noi” e che forse dovremmo porre fine a questa ricerca alle volte logorante e accontentarci di noi stesse. Chi nasce e vive tra mondi diversi dedica molto tempo a ritrovarsi, affaticat da un senso di incompletezza, di incompatibilità con la realtà a cui apparteniamo.

è una cosa seria?

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