Testo di Salvatore Peluso (DOPO? space)

“È più facile immaginare la fine del mondo che la fine della casa unifamiliare”: una nota scritta dal sottoscritto con inchiostro nero incornicia uno dei primi capitoli di “After Work: A History of the Home and the Fight for Free Tim” (Verso Books, 2023). Scritto dai teorici e attivisti Helen Hester e Nick Srnicek – e recentemente tradotto in italiano da TLON – il saggio traccia un percorso femminista e comunitario per ripensare le nostre abitudini di vita, le nostre aspettative e le nostre città. “After Work” sfida il nostro modo di vivere ponendo domande tanto semplici quanto spiazzanti. Ad esempio: che senso ha che ogni famiglia possieda una lavatrice? Siamo davvero incapaci di pensare di condividere qualcosa, anche solo un metro quadro o un oggetto della nostra casa?

Questo testo è stato un riferimento importante nella creazione di Runaways, un progetto ideato dal collettivo di persone che ha fondato e gestisce lo spazio DOPO? e che durante il Salone del Mobile trasformerà il centro culturale in una grande residenza collettiva. Questo perché la settimana del design milanese non è solo una vetrina di rilevanza mondiale, ma anche un agente che altera il bioritmo dell’intera città, stravolgendo la vita quotidiana dei suoi abitanti. Durante questo periodo, i prezzi degli affitti a breve termine salgono alle stelle, rendendo gli alloggi inaccessibili per gli studenti e i giovani designer che vogliono seguire l’evento del design.

Tra i milanesi, invece, sempre più persone decidono di andare a dormire da amici e parenti per poter affittare la propria abitazione. È un fenomeno curioso: per motivi banalmente economici, molti sono disposti a tornare a una vita condivisa o collettiva per un breve periodo di tempo. Un grafico che mostra “quando vengono pubblicati gli annunci per la prima volta a Milano” rende chiara la portata del fenomeno: anno dopo anno, ad aprile si registrano picchi sempre più alti e preoccupanti.

(…) Durante la Settimana del Design di Milano non c’è quasi mai spazio per discussioni critiche su temi urgenti come la crisi immobiliare che stiamo vivendo, perché tutti sono impegnati a promuovere i loro progetti, prodotti, marchi… Per noi il design non è solo disegno e produzione di oggetti di consumo, ma una complessa riflessione sull’abitare. Vorremmo quindi approfittare dell’eccezionale visibilità e affluenza di pubblico generata dall’evento per affrontare questi problemi. Runaways non è solo una critica al fenomeno dell’affitto a breve termine – che è nelle mani di pochi operatori commerciali – ma anche un esperimento di vita comunitaria, in cui le persone che ospitiamo mettono a disposizione la loro creatività e le loro competenze per formare una comunità temporanea.

Inoltre, aver trovato in BASE un alleato (una volta avviato il progetto) è stato per noi fondamentale, perché ha significato andare oltre la prospettiva di un progetto individuale (anche se fatto da un collettivo) e mettersi al servizio di un’urgenza comune, avvertita da un numero sempre maggiore di persone – della nostra generazione e non solo. BASE e DOPO? proporranno quindi uno scambio di pratiche e momenti di discussione condivisa sul tema dell’abitare precario.

è una cosa seria?

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