L’apertura alle discipline, alle comunità e alla burocrazia creativa come modelli di supporto alle Residenze

di Paolo Mele

Il ragionamento sulle politiche e sui diversi modelli di supporto alle residenze sono oggetto, ormai da diverso tempo, di confronto e discussione con diversi attori pubblici e privati, nazionali ed internazionali, in primis a partire dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.


Questo contributo è la rielaborazione dell’intervento di Paolo Mele durante l’assemblea collettiva promossa da BASE DESIRESIDE Residenze Transdisciplinari, pratiche e modelli a confronto.Una densa giornata di conversazioni, talk, panel e tavoli di lavoro. Il nostro auspicio è di poter dare a questo tipo di attività la continuità che meritano, avviando un percorso collettivo di risemantizzazione dei processi di ricerca artistica.


La considerazione di partenza riguarda la scarsità delle risorse dedicate al settore delle residenze, soprattutto in riferimento a quello che esula dallo spettacolo dal vivo.
Da un lato, è forte e frequente il riferimento a forme di transdisciplinarietà, dall’altro però continuano a mancare adeguate forme di supporto e di finanziamento che sappiano anche oltrepassare la dicotomia ‘spettacoli dal vivo’ versus altri ambiti disciplinari.

Un discorso sulle politiche di sviluppo e supporto delle residenze necessita di porre al centro la figura dell’artista. D’altronde le residenze nascono come risposta alle necessità dell artist e lavorano in territori limitrofi, fragili o altrimenti deboli, proprio perché all’interno della debolezza si creano quei margini di espressione e di libertà che caratterizzano alcuni territori più di altri (es. piccoli centri vs città gentrificate).

Bisogna trovare anche le forme di sostegno per riuscire ad arrivare da un punto di vista territoriale a coprire non solo modelli che possono essere più sostenibili (perché all’interno di grandi città si riesce anche a creare un sistema di un business model più compensato dalla parte privata commerciale collaterale), ma anche riuscire a compensare queste situazioni di debolezza.

La dimensione locale, la collaborazione e il legame con i territori

La residenza si caratterizza come pratica di apertura verso l’altro e questo “altro” sono spesso le comunità presenti nei vari territori. Da una parte, nei centri di produzione emerge un lavoro più solitario all’interno dello spazio, in virtù del fatto che una delle esigenze principali dell’artista è quella di fare ricerca liberamente.
Il modo e la misura in cui questa ricerca debba intersecarsi con i territori o con le persone è una questione da approfondire. In ogni caso, viene ribadita la centralità e l’indipendenza dell’artista come tassello fondante della pratica della direzione. Dall’altra, nei territori, si esaltano le pratiche di comunità e site-specific.

Tornando all’esperienza del supporto dello spettacolo dal vivo, si può e si deve pensare all’apertura di un canale di confronto e di dialogo con le istituzioni e con la Direzione Generale Creatività Contemporanea proprio per favorire o ipotizzare dei nuovi modelli di supporto, anche in dialogo con le Regioni e andando oltre il formalismo dei bandi.
A tal proposito, se ci dovessimo fermare al formalismo dei bandi probabilmente molte organizzazioni non riuscirebbero a recuperare le risorse necessarie.
Quindi, all’interno delle maglie e delle strutture istituzionali è necessario risalire a modelli che possano aiutare, in questa fase molto incerta, a creare un meccanismo di supporto delle residenze. Rimane viva la necessità di tenere aperto un dialogo e tutte le possibili forme di collaborazione: le risorse sono poche, a volte accentrate su pochi soggetti, e ancor più spesso orientate all’investimento sui beni più che sulla gestione.
Generalmente, infatti, laddove ci siano dei fondi destinati alla gestione, questi si limitano ad una fase di start up e non prevedono un follow up e un sostegno di un consolidamento.

Nell’approfondire la dimensione locale, è interessante valutare i modelli e le dinamiche che riguardano la città di Milano. Quali sono le modalità di gestione e in che misura è auspicabile che si generi una convergenza, un dialogo, tra pubblico e privato? In questo momento, più che pensare ad una gestione esclusiva delle cose da parte del pubblico o del privato, è stato avviato e lanciato il modello del partenariato pubblico-privato; questa potrebbe essere una strada da seguire e utilizzare per negoziare e rinegoziare, tanto da una parte quanto dall’altra, le forme di supporto alle residenze in generale e/o agli spazi che sostengono le residenze.

La ricerca

Sorgono poi altre due altre questioni: la ricerca è un elemento imprescindibile dei processi di residenza e in Italia chi fa ricerca sono generalmente e soprattutto le università. Da una parte c’è una forte analogia tra il modello di residenza e quello dell’università; dall’altra, il dialogo tra queste due dimensioni, soprattutto a livello italiano, fa fatica ad essere instaurato.
Quindi, sicuramente da questa prospettiva ci sono dei margini per provare a creare delle nuove connessioni anche sulla base di esperienze europee e di forme di dottorati practice-based.

La creative burocracy

Infine una considerazione sulla burocrazia che imbriglia e rallenta moltissimi processi di collaborazione e sviluppo di progetti: occorre farsi promotor e attuat^ di una creative burocracy ¹: L’idea è quella di provare a forzare le maglie della burocrazia entro i limiti previsti e questo comporta ovviamente una profonda conoscenza della stessa. Quello che mi sembra emergere è come ci siano allo stesso tempo un campo d’azione delineato, dentro il quale si muovono attori professionalmente avanzati e in grado di tracciare linee strategiche nette e definite. È importante continuare a nutrire questa costellazione di soggetti per fare in modo che non prevalga la sopravvivenza rispetto a una visione di futuro possibile.


¹ creativebureaucracy.org

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