The Convivial Laboratory

Design and spatial activism

di Linda Di Pietro
Chief Cultural Office

«We have  lost  the  pleasure  of  being  together.  Thirty years of  precariousness  and  competition  have destroyed  social  solidarity. Media virtualization has  destroyed  the  empathy  among  bodies, the  pleasure  of  touching each other, and the  pleasure of living in  urban spaces.  We have lost  the  pleasure  of love,  because  too  much  time  is  devoted  to work and  virtual  exchange».

— Francesco Bifo Berardi and Geert Lovink. 2011. “A Call to the Army of love and to the Army of Software,”
published online by the Institute of Network Cultures, Amsterdam )

We Will Design 2024  si pone all’intersezione tra dinamiche spaziali e culturali come piattaforma per promuovere la convivialità, intesa come un bisogno collettivo basato sulla cooperazione, la cura reciproca e la solidarietà.   

La convivialità diventa uno strumento architettonico eccezionale per favorire dinamiche progettuali inclusive, dove voci diverse si uniscono nella condivisione di conoscenze attive e nel perseguimento dei desideri attraverso l’informalità, il divertimento e lo scambio spontaneo.   
Gli spazi influenzati dalla convivialità tendono ad annullare le differenze razziali, etniche, religiose, di classe e di genere, rendendole ordinarie e neutralizzando le disuguaglianze.   

La negoziazione delle differenze diventa parte naturale dell’incontro e della vita in questi spazi pubblici, che diventano spazi di “visibilità e incontro tra estranei”. Come possiamo definire questi incontri come conviviali? E quali idee di design possono sorgere da tali incontri?

“We celebrate the spaces informed by conviviality as those where racial, ethnic, religious, class, and gender differences are rendered unremarkable and ordinary. These are spaces where inequalities are neutered.”  


Lemonot / Sabrina Morreale e Lorenzo Perri

Partendo dal concetto di convivialità di Ivan Illich, come pratica del “vivere insieme” (con-vivere), il convivialismo si è trasformato in un Movimento e Manifesto, sottoscritto nel 2020 da oltre trecento autori provenienti da diverse discipline.  

WE WILL DESIGN cerca di immaginare nuove forme di convivenza e interdipendenza basate su principi come la cooperazione, la democrazia, il dialogo tra culture, la dignità paritaria e la responsabilità ecologica.   
Vogliamo esplorare, come progettist, architett, e cittadin, la capacità di creare diverse forme di relazioni interdipendenti, considerando i nostri comportamenti, gesti, sentimenti e spazialità.   

Useremo la performatività come strumento per riscrivere le condizioni architettoniche della vita quotidiana. 
Promuoveremo il fantastico e il desiderabile come principi guida.   

Ci impegneremo a creare rituali eccezionali e ordinari, rivelando la loro capacità di dare struttura, significato, gioco e spazialità conviviale alle nostre vite. In occasione della design Week 2024 BASE apre le porte dei suoi spazi alla costruzione di una comunità temporanea di designer, architetti, artisti under30 che vivranno e lavoreranno all’interno degli spazi, trasformati per l’occasione in un laboratorio di “convivialismo” che invita i visitatori a riflettere sulle più innovative pratiche di convivenza, coabitazione e di condivisione presenti al momento in Europa e la loro interrelazione con gli spettri di migrazione, genere, abilità, salute, background culturale.   

Cosa significherebbe trasformare BASE in un luogo di presenza politica, dove designer, artist, student abitano e reinventano lo spazio? 

Mentre le città producono costruzioni futuristiche ed elitarie, sopravvivono visioni utopiche della domesticità e proliferano soluzioni autonome e insediamenti informali, in cui abitare diventa un gesto di resistenza e di affermazione della dignità umana.   

Iniziamo ad abitare pensieri e progetti e non solo più spazi e oggetti.
Abitiamo il futuro, abitiamo il turbamento, abitiamo mondi che non esistono, corpi che sono organismi collettivi.

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