Agenda
Mercoledì , 14 Giugno
Compositore dal potere visionario, cantante con una voce di basso cavernosa, collaboratore di artisti del calibro di Meredith Monk e Pierre Boulez, Julius Eastman è stato a lungo colonna portante della scena musicale di New York. Le sue opere tentacolari e propulsive avevano titoli che andavano dal provocatorio come “Evil Nigger”, all’ammiccante “Se sei così intelligente, perché non sei ricco?”. Eppure è morto in solitudine e la sua musica è stata per anni dimenticata da tutti, fino a questi ultimi anni. Di Eastman va in scena la prima produzione italiana del brano Femenine del 1974, realizzata a cura del Centro d’Arte di Padova nel 2022, e poi ritrasmessa su Radio3 Suite pochi mesi dopo. Il brano è emblematico del personalissimo stile compositivo di Eastman, in grado di incrociare alea, pop e minimalismo.“Quello che sto cercando di ottenere è essere quello che sono al massimo: Nero al massimo, musicista al massimo, omosessuale al massimo.” - Julius Eastman, 1976
Le Cannibale torna a BASE il 30 settembre con la sua più grande scoperta degli ultimi anni.
Dov’è Liana è un progetto italo-francese tra i più chiacchierati degli ultimi mesi, mescolando italo disco, french house ad una italianità sognata, in canzoni dai riff indimenticabili e una vena ironica siamo pronti a divertirci con voi tutta la notte.
Seguiranno i dj set di Punto Omega e Grace.
“In balìa” è una terrazza di Cagliari piena di segnavento che ruotano, sventolano e ondeggiano, cambiano direzione quando il vento soffia da ponente a levante, è un riflesso dell'acqua cangiante che vibra sulla parete murata di fianco, la rifrazione di luce piegata dall'aria e dall'acqua. Noi abbacinati dal barbaglio, non si sa se stiamo sotto o sopra, o se siamo il liquido stesso, acqua salata, dolce o salmastra, in balìa di venti e correnti, fragili come fuscelli al vento.
Dall’intensità si direbbe che conviene seguire l'andazzo, reagire d’inerzia, lasciarsi trasportare, adeguarsi alle correnti d’aria, marine o di pensiero, calde o fredde, di tendenza o controcorrente. Navighiamo a vista noi, flusso e riflusso, folla in fila, o movimento. A seconda dell’aria che tira, in balìa degli eventi correnti, vediamo da che parte soffia il vento per capire se è a favore o se ci conviene metterci di taglio, oppure chiedere a qualcuna di venire al riparo con noi, o se serve, di farsi scudo a vicenda.
A volte ci pare di essere immerse, come relitti, di stare sott'acqua a tirare il fiato in apnea. Ma qui, noi possiamo guardarci intorno e vedere chi altro c’è e che dice, se ci conviene insieme tentare un salto in favor del vento, per vedere se su si respira, o rimanere di sotto celate a raccontarci tutto quello che ci viene in mente sul mare.
“In balìa” è una terrazza di Cagliari piena di segnavento che ruotano, sventolano e ondeggiano, cambiano direzione quando il vento soffia da ponente a levante, è un riflesso dell'acqua cangiante che vibra sulla parete murata di fianco, la rifrazione di luce piegata dall'aria e dall'acqua. Noi abbacinati dal barbaglio, non si sa se stiamo sotto o sopra, o se siamo il liquido stesso, acqua salata, dolce o salmastra, in balìa di venti e correnti, fragili come fuscelli al vento.
Dall’intensità si direbbe che conviene seguire l'andazzo, reagire d’inerzia, lasciarsi trasportare, adeguarsi alle correnti d’aria, marine o di pensiero, calde o fredde, di tendenza o controcorrente. Navighiamo a vista noi, flusso e riflusso, folla in fila, o movimento. A seconda dell’aria che tira, in balìa degli eventi correnti, vediamo da che parte soffia il vento per capire se è a favore o se ci conviene metterci di taglio, oppure chiedere a qualcuna di venire al riparo con noi, o se serve, di farsi scudo a vicenda.
A volte ci pare di essere immerse, come relitti, di stare sott'acqua a tirare il fiato in apnea. Ma qui, noi possiamo guardarci intorno e vedere chi altro c’è e che dice, se ci conviene insieme tentare un salto in favor del vento, per vedere se su si respira, o rimanere di sotto celate a raccontarci tutto quello che ci viene in mente sul mare.
Buio, un cerchio di persone, due epicentri sonori. Suoni ancestrali. E una voce, che diventa tante.
Un rituale techno/punk in cui il pubblico è coinvolto e passa da uno stato di ascolto a una danza collettiva.
Un performer, il pubblico, una storia tramandata a voce e fisicamente: It’s A Secret instaura una catena di racconti verbali uno a uno che si trasformano di volta in volta, da persona a persona, a seconda della nostra percezione, della memoria, del linguaggio e dell’immaginazione. Al tempo stesso a chi partecipa verrà affidata una tavoletta con delle istruzioni e la richiesta di rispondere a delle domande su una piattaforma online: i frammenti tracceranno un percorso spazio-temporale della storia, a cui solo l* partecipanti avranno accesso.
In collaborazione con Storytel, le storie trasmesse saranno quelle raccontate nel podcast Tell Me Mama, nove ritratti di donne afrodiscendenti, raccontati da donne afrodiscendenti a cura di Igiaba Scego e Esther Elisha.
La moltitudine è costituita da traceur, frisbeesti e partecipanti preparati all’intervento attraverso una fase di workshop. Gli strumenti utilizzati sono dei piatti da percussione trascinati a terra mediante l’uso di corde e degli speaker bluetooth. L’organizzazione del suono, per fasce e durate, s’intreccia all’articolazione dei corpi nello spazio urbano, divenendo una moltitudine in deriva e producendo una sospensione della vita funzionale della città in favore di una partecipazione attiva e contemplativa della realtà.
La performance non è uno spettacolo. La sua forma è quella di un reticolo che cambia forma a seconda delle scelte dei singoli gruppi agenti. Avviene in più luoghi contemporaneamente. Tende sia alla condensazione e alla stabilizzazione in un luogo che alla dispersione in più traiettorie o linee di fuga. La pratica è capace di piegarsi alle abilità del gruppo e di assumere di volta in volta, di ambiente in ambiente, forma e intensità d’intervento del tutto singolari.
La performance Himalaya di Elisa Zuppini esplora le dinamiche spaziali e temporali delle realtà geologiche e tecnologiche. Immagina queste realtà come tettoniche in continua interazione, come se fossero in costante movimento e collisione. Zuppini cerca di capire come queste realtà si riflettano nella mente umana, diventando parte del nostro spazio cognitivo e influenzando la nostra percezione e comprensione del mondo.
Con la collaborazione con l’acclamato compositore James Whipple (M.E.S.H), queste idee vengono esplorate in una costante relazione tra suono e movimento: gli interventi sonori di Whipple agiscono come schegge e come onde che incontrano il corpo della performer, riflettendolo o evitandolo completamente. È da questo scontro, o mancato contatto, che si crea il movimento. Finché lo spazio perfomativo non si apre completamente all’ascolto del live djset e si trasforma in dancehall.
Un performer, il pubblico, una storia tramandata a voce e fisicamente: It’s A Secret instaura una catena di racconti verbali uno a uno che si trasformano di volta in volta, da persona a persona, a seconda della nostra percezione, della memoria, del linguaggio e dell’immaginazione. Al tempo stesso a chi partecipa verrà affidata una tavoletta con delle istruzioni e la richiesta di rispondere a delle domande su una piattaforma online: i frammenti tracceranno un percorso spazio-temporale della storia, a cui solo l* partecipanti avranno accesso.
In collaborazione con Storytel, le storie trasmesse saranno quelle raccontate nel podcast Tell Me Mama, nove ritratti di donne afrodiscendenti, raccontati da donne afrodiscendenti a cura di Igiaba Scego e Esther Elisha.
The present is not enough indaga il cruising come pratica relazionale e di sessualità della comunità gay maschile, vista dallo sguardo di donne lesbiche/persone queer. La performance si nutre di riferimenti della sperimentazione artistica della scena gay degli anni ’70/’80 di New York, prima dell’arrivo dell’AIDS – David Wojnarowicz, e poi Peter Hujar, Tava, Frank Hallam, Alvin Balltrop e altr artist, scrittor e studios gay e queer.
Un archivio di immagini e parole che si trasforma in un lavoro corporeo e affettivo, uno stato di eccitazione senza nome che carica l’ambiente. Lo spazio urbano ridiventa selvatico, è un’estetica del collasso, come nei capannoni abbandonati, nell’outdoor privo di regole, nei battuage sulle statali. E ancora Wojnarowicz che si vuole suicidare, il buco di eroina, il tremore nel sole nell’acqua, una gioia estenuante. The present is not enough è un lavoro collettivo che scrive di un’utopia dei corpi, del desiderio struggente di comunità, di un baluginìo di futuri possibili. Che non sono ancora qui, ma che possiamo solo intravedere attraverso una fessura.
ONCE MORE è una performance che si sviluppa nella relazione fra due soggetti, in un continuo confronto senza freni. Un display concertistico dove corpo, suono e parola sono assunti come elementi imprevedibili della composizione. Sullo stesso piano luce, buio e immagine si stratificano come partitura ritmica in un vortice circolare in cui anche ciò che il corpo produce si sottrae, in favore di un unico movimento performativo. L’occhio imperscrutabile della macchina fotografica, nella sua meccanica soggettività, registra i contorni di ciò che accade, ridefinendone la percezione. ONCE MORE è caos, estasi e libertà.
Un evento dalla natura trasversale tra musica e arte, incontro tra modernità, sperimentazione, classicità, spaziando tra musica elettronica, pop e contemporanea. Per l'occasione ospiteremo, per la prima volta a Milano, l'attesissimo live del musicista berlinese Parra for Cuva. Ci aspetta un vero e proprio viaggio sonoro originale dove l'elettronica si mescola a sperimentazioni emozionali sulla pista da ballo con suoni acustici ed etnici provenienti da tutti i continenti. Un ingresso in un mondo multiculturale e pieno di diversità, in tutti i suoi diversi colori, culture e credi: campane, flauti, kalimba, tamburi, melodie tradizionali si incontrano con sintetizzatori, ritmi elettronici e bassi.
A continuare le danze il djset di Tamati, resident di Le Cannibale, con i suoi suoni elettronici, house e disco.
Un performer, il pubblico, una storia tramandata a voce e fisicamente: It’s A Secret instaura una catena di racconti verbali uno a uno che si trasformano di volta in volta, da persona a persona, a seconda della nostra percezione, della memoria, del linguaggio e dell’immaginazione. Al tempo stesso a chi partecipa verrà affidata una tavoletta con delle istruzioni e la richiesta di rispondere a delle domande su una piattaforma online: i frammenti tracceranno un percorso spazio-temporale della storia, a cui solo l* partecipanti avranno accesso.
In collaborazione con Storytel, le storie trasmesse saranno quelle raccontate nel podcast Tell Me Mama, nove ritratti di donne afrodiscendenti, raccontati da donne afrodiscendenti a cura di Igiaba Scego e Esther Elisha.
Dall’arte di Andy Warhol al voguing di Kevin Aviance, dalla poesia di Frank O’Hara e di Elizabeth Bishop alle fotografie di Kevin McCArthy, Cruising Utopia attraversa la storia e le storie di artist e scrittor che hanno lasciato un segno nella cultura queer: il risultato è un manifesto, una lettera d’amore al passato e al futuro, un appello per riattivare le scintile dei mondi queer del presente e l’immaginario politico.
The present is not enough indaga il cruising come pratica relazionale e di sessualità della comunità gay maschile, vista dallo sguardo di donne lesbiche/persone queer. La performance si nutre di riferimenti della sperimentazione artistica della scena gay degli anni ’70/’80 di New York, prima dell’arrivo dell’AIDS – David Wojnarowicz, e poi Peter Hujar, Tava, Frank Hallam, Alvin Balltrop e altr artist, scrittor e studios gay e queer.
Un archivio di immagini e parole che si trasforma in un lavoro corporeo e affettivo, uno stato di eccitazione senza nome che carica l’ambiente. Lo spazio urbano ridiventa selvatico, è un’estetica del collasso, come nei capannoni abbandonati, nell’outdoor privo di regole, nei battuage sulle statali. E ancora Wojnarowicz che si vuole suicidare, il buco di eroina, il tremore nel sole nell’acqua, una gioia estenuante. The present is not enough è un lavoro collettivo che scrive di un’utopia dei corpi, del desiderio struggente di comunità, di un baluginìo di futuri possibili. Che non sono ancora qui, ma che possiamo solo intravedere attraverso una fessura.
All’incrocio tra una sessione di allenamento e un concerto, la performance Métron Extended si concentra sulla relazione tra azione fisica, ambiente e suono: da una parte un algoritmo di sintesi vocale, dall’altra una voce umana guidano performer e pubblico in un esercizio percettivo che intreccia la visione all’ascolto e alla memoria.
In L'Âge d'Or, Igor Cardellini e Tomas Gonzalez propongono di mettere in discussione i fondamenti del nostro tempo attraverso visite guidate. Banche, uffici amministrativi, centri commerciali: l spettator ne fruiscono nel modo in cui l turist passeggiano tra i siti archeologici. Questi spazi funzionali sono quasi invisibili nelle città. Sfuggono alla nostra attenzione nella vita di tutti i giorni e raramente vengono presi come oggetto di attenzione. Eppure le forze che plasmano il nostro mondo contemporaneo attraversano questi luoghi che sono al centro della globalizzazione.
Sulla base dell'architettura di questi edifici onnipresenti - che si possono trovare in qualsiasi città - le visite formano una trilogia archeologica per il tempo presente. Il pubblico è invitato a percorrere questi spazi di consumo, capitale e lavoro salariato.
I percorsi che tracciamo attraversano i molteplici strati dei siti, il modo in cui agiscono su di noi e ciò che rivelano dell'organizzazione delle nostre società occidentali post-industriali. Particolare attenzione è rivolta al rapporto tra il locale e il globale così come alle diverse temporalità che sono scritte sui loro muri.
A FAROUT Live Arts Festival 2023, L'Âge d'Or vi guiderà attraverso il sito di City Life Shopping District.
In L'Âge d'Or, Igor Cardellini e Tomas Gonzalez propongono di mettere in discussione i fondamenti del nostro tempo attraverso visite guidate. Banche, uffici amministrativi, centri commerciali: l spettator ne fruiscono nel modo in cui l turist passeggiano tra i siti archeologici. Questi spazi funzionali sono quasi invisibili nelle città. Sfuggono alla nostra attenzione nella vita di tutti i giorni e raramente vengono presi come oggetto di attenzione. Eppure le forze che plasmano il nostro mondo contemporaneo attraversano questi luoghi che sono al centro della globalizzazione.
Sulla base dell'architettura di questi edifici onnipresenti - che si possono trovare in qualsiasi città - le visite formano una trilogia archeologica per il tempo presente. Il pubblico è invitato a percorrere questi spazi di consumo, capitale e lavoro salariato.
I percorsi che tracciamo attraversano i molteplici strati dei siti, il modo in cui agiscono su di noi e ciò che rivelano dell'organizzazione delle nostre società occidentali post-industriali. Particolare attenzione è rivolta al rapporto tra il locale e il globale così come alle diverse temporalità che sono scritte sui loro muri.
A FAROUT Live Arts Festival 2023, L'Âge d'Or vi guiderà attraverso il sito di City Life Shopping District.
In un mondo segnato dall'incertezza e dai rapidi progressi tecnologici, la citazione senza tempo di Ursula K. Le Guin:
CON Gabriella Gomez Mont (Founder and CEO of Experimentalista) Adama Sanneh (CEO of Moleskine Foundation)
risuona profondamente con il lavoro di Gabriella Gomez Mont. Le sue osservazioni incoraggiano un apprezzamento più profondo per le menti creative e i visionari che espandono la nostra comprensione della realtà, modellando in definitiva il corso del progresso e dell’evoluzione umana. L'intervento esplorerà la profonda rilevanza del ruolo dell'immaginazione e della creatività, sottolineando che non sono semplici lussi ma strumenti indispensabili per navigare nelle complessità del mondo moderno. Gabriella Gomez Mont approfondirà gli aspetti interconnessi attorno al significato dell'etica creativa oggi. Dalla necessità di abbracciare una comprensione più ampia della realtà a una ricerca incessante di percorsi enigmatici che conducono a territori inesplorati di creatività e innovazione, il lavoro di Gabriella Gomez si interroga sull’importanza dell’immaginazione e come questa sia la base delle società future."Staranno arrivando tempi duri, in cui avremo bisogno delle voci di creativi che possano vedere delle alternative a come viviamo ora, possano vedere oltre la nostra società scossa dalla paura verso altri modi di essere e dalle sue tecnologie ossessive, e persino immaginare territori reali di speranza. Avremo bisogno di creativi che sappiano ricordare la libertà - poeti, visionari - realisti di una realtà più ampia"
CON Gabriella Gomez Mont (Founder and CEO of Experimentalista) Adama Sanneh (CEO of Moleskine Foundation)
In L'Âge d'Or, Igor Cardellini e Tomas Gonzalez propongono di mettere in discussione i fondamenti del nostro tempo attraverso visite guidate. Banche, uffici amministrativi, centri commerciali: l spettator ne fruiscono nel modo in cui l turist passeggiano tra i siti archeologici. Questi spazi funzionali sono quasi invisibili nelle città. Sfuggono alla nostra attenzione nella vita di tutti i giorni e raramente vengono presi come oggetto di attenzione. Eppure le forze che plasmano il nostro mondo contemporaneo attraversano questi luoghi che sono al centro della globalizzazione.
Sulla base dell'architettura di questi edifici onnipresenti - che si possono trovare in qualsiasi città - le visite formano una trilogia archeologica per il tempo presente. Il pubblico è invitato a percorrere questi spazi di consumo, capitale e lavoro salariato.
I percorsi che tracciamo attraversano i molteplici strati dei siti, il modo in cui agiscono su di noi e ciò che rivelano dell'organizzazione delle nostre società occidentali post-industriali. Particolare attenzione è rivolta al rapporto tra il locale e il globale così come alle diverse temporalità che sono scritte sui loro muri.
A FAROUT Live Arts Festival 2023, L'Âge d'Or vi guiderà attraverso il sito di City Life Shopping District.
Un giocoso sguardo teatrale dietro il sipario di un'amicizia con molti alti e bassi: The Chance to Find Yourself è nato dalla genuina curiosità di due teatranti di comprendersi al meglio. Benno Steinegger e Jovial Mbenga provengono da ambienti culturali ed economici diversi: l’Italia e il Congo. Oggi, entrambi vivono e lavorano a Bruxelles.
Il progetto è iniziato come un adattamento teatrale del racconto Cuore di tenebra di Joseph Conrad, ma è presto diventato uno spettacolo sull'incontro tra due persone, le loro differenze e le loro similitudini. I due artisti si sono confrontati con i loro rispettivi limiti, le loro ignoranze, toccando il comportamento discriminatorio latente e i numerosi pensieri (in)consci che influenzano la loro vita quotidiana. Alla fine, il processo stesso è diventato il risultato: un giocoso sguardo teatrale dietro il sipario di un'amicizia e di una collaborazione con molti alti e bassi. Quanto possiamo davvero avvicinarci all'altro? Che ruolo ha la nostra percezione in tutto questo? Steinegger e Mbenga affrontano queste domande con umorismo audace e immaginazione astratta.
In L'Âge d'Or, Igor Cardellini e Tomas Gonzalez propongono di mettere in discussione i fondamenti del nostro tempo attraverso visite guidate. Banche, uffici amministrativi, centri commerciali: l spettator ne fruiscono nel modo in cui l turist passeggiano tra i siti archeologici. Questi spazi funzionali sono quasi invisibili nelle città. Sfuggono alla nostra attenzione nella vita di tutti i giorni e raramente vengono presi come oggetto di attenzione. Eppure le forze che plasmano il nostro mondo contemporaneo attraversano questi luoghi che sono al centro della globalizzazione.
Sulla base dell'architettura di questi edifici onnipresenti - che si possono trovare in qualsiasi città - le visite formano una trilogia archeologica per il tempo presente. Il pubblico è invitato a percorrere questi spazi di consumo, capitale e lavoro salariato.
I percorsi che tracciamo attraversano i molteplici strati dei siti, il modo in cui agiscono su di noi e ciò che rivelano dell'organizzazione delle nostre società occidentali post-industriali. Particolare attenzione è rivolta al rapporto tra il locale e il globale così come alle diverse temporalità che sono scritte sui loro muri.
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In L'Âge d'Or, Igor Cardellini e Tomas Gonzalez propongono di mettere in discussione i fondamenti del nostro tempo attraverso visite guidate. Banche, uffici amministrativi, centri commerciali: l spettator ne fruiscono nel modo in cui l turist passeggiano tra i siti archeologici. Questi spazi funzionali sono quasi invisibili nelle città. Sfuggono alla nostra attenzione nella vita di tutti i giorni e raramente vengono presi come oggetto di attenzione. Eppure le forze che plasmano il nostro mondo contemporaneo attraversano questi luoghi che sono al centro della globalizzazione.
Sulla base dell'architettura di questi edifici onnipresenti - che si possono trovare in qualsiasi città - le visite formano una trilogia archeologica per il tempo presente. Il pubblico è invitato a percorrere questi spazi di consumo, capitale e lavoro salariato.
I percorsi che tracciamo attraversano i molteplici strati dei siti, il modo in cui agiscono su di noi e ciò che rivelano dell'organizzazione delle nostre società occidentali post-industriali. Particolare attenzione è rivolta al rapporto tra il locale e il globale così come alle diverse temporalità che sono scritte sui loro muri.
A FAROUT Live Arts Festival 2023, L'Âge d'Or vi guiderà attraverso il sito di City Life Shopping District.
Un panel che cerca di riabilitare la creatività da una condizione meramente astratta ad azioni reali e dimostrabili, cambiando non solo i creatori ma il mondo che li circonda. Il lavoro dei Creativity Pioneers serve come testimonianza di infinite possibilità e sconfinata immaginazione, che sono fondamentali nel mezzo delle incessanti sfide causate dall’ingiustizia sociale, dal cambiamento climatico, dai conflitti. Dove si manifesta la creatività, la coscienza è elevata e il benessere può essere ripristinato. Dove c’è creatività, possono emergere comunità e comunione. E dove c’è creatività, la gioia ha una possibilità.
Unisciti a noi per incontrare il lavoro rivitalizzante dei Pionieri della Creatività che stanno creando “in modo più bello, più intenso e più devoto” nonostante incommensurabili avversità.
CON Nana Akosua Hanson – Founder of Moongirls Live Ilaria Speri - Director of The Wonder Cabinet Olena Rosstalna – Director of Youth Drama Theatre “AmaTea” Rowan Roydon Pybus – Founding Partner of Sunshine Cinema Modera: Lwando Xaso, writer, lawyer, and Founder of Including Society
CON Nana Akosua Hanson – Founder of Moongirls Live Ilaria Speri - Director of The Wonder Cabinet Olena Rosstalna – Director of Youth Drama Theatre “AmaTea” Rowan Roydon Pybus – Founding Partner of Sunshine Cinema Modera: Lwando Xaso, writer, lawyer, and Founder of Including Society
In L'Âge d'Or, Igor Cardellini e Tomas Gonzalez propongono di mettere in discussione i fondamenti del nostro tempo attraverso visite guidate. Banche, uffici amministrativi, centri commerciali: l spettator ne fruiscono nel modo in cui l turist passeggiano tra i siti archeologici. Questi spazi funzionali sono quasi invisibili nelle città. Sfuggono alla nostra attenzione nella vita di tutti i giorni e raramente vengono presi come oggetto di attenzione. Eppure le forze che plasmano il nostro mondo contemporaneo attraversano questi luoghi che sono al centro della globalizzazione.
Sulla base dell'architettura di questi edifici onnipresenti - che si possono trovare in qualsiasi città - le visite formano una trilogia archeologica per il tempo presente. Il pubblico è invitato a percorrere questi spazi di consumo, capitale e lavoro salariato.
I percorsi che tracciamo attraversano i molteplici strati dei siti, il modo in cui agiscono su di noi e ciò che rivelano dell'organizzazione delle nostre società occidentali post-industriali. Particolare attenzione è rivolta al rapporto tra il locale e il globale così come alle diverse temporalità che sono scritte sui loro muri.
A FAROUT Live Arts Festival 2023, L'Âge d'Or vi guiderà attraverso il sito di City Life Shopping District.
La scuola ha riaperto come dopo una nevicata nasce dentro le assemblee organizzate con la riapertura delle scuole al termine dell’emergenza Covid-19, per dare voce all studenti che difficilmente hanno avuto spazio di parola durante il periodo pandemico. Portando avanti la sua pratica di autoinchiesta visiva, Sara Leghissa, in complicità con Marzia Dalfini e Maddalena Fragnito, ha incontrato l student di diverse scuole, aprendo spazi di ascolto e confronto a partire da cui sono stati prodotti manifesti affissi in alcune città e spazi complici in giro per l’Italia.
Questo nuovo libro è piuttosto uno strumento di riflessione: un racconto dei lunghi mesi in cui le scuole sono rimaste chiuse e un’inchiesta sullo stato di salute della scuola stessa e dei corpi che ogni giorno la attraversano. Il testo di Maddalena Fragnito restituisce la coralità delle riflessioni emerse negli incontri con l student incorporandone le voci e indagando questioni quali il rapporto tra tecnologie e corpo, la salute psicofisica, il sistema di valutazione scolastica, le occupazioni e il ritorno a scuola dopo l’emergenza, la repressione che l minori hanno subìto appena uscit di casa.
In risposta all’indifferenza strategica di un paese che vive il progressivo smantellamento della scuola pubblica e del servizio pubblico in generale, La scuola ha riaperto come dopo una nevicata è una rivendicazione della possibilità di immaginare dall’interno una scuola diversa, «in un orizzonte politico, sociale ed ecologico più gioioso e combattivo della rappresentazione materiale della rovina del sistema pubblico dell’istruzione, delle estetiche e politiche da fine del mondo che si propagano in modo pervasivo ormai ovunque».
Prima di diventare una pubblicazione, La scuola ha riaperto come dopo una nevicata è un progetto artistico commissionato dalla Fondazione Il Lazzaretto di Milano nel 2020. I manifesti sono stati affissi per le strade di Milano, Savona, Recanati, Prato, Empoli, Civitanova Marche e Roma; e negli spazi del Centro Pecci di Prato, della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e dello Spazio Pubblico Autogestito Leoncavallo di Milano, in occasione del festival CONTATTO – Pratiche di resistenza e liberazione per la salute mentale e oltre, a cura della Brigata Basaglia.
Presentano il libro Maddalena Fragnito, Sara Leghissa e Valerio Mannucci
Un giocoso sguardo teatrale dietro il sipario di un'amicizia con molti alti e bassi: The Chance to Find Yourself è nato dalla genuina curiosità di due teatranti di comprendersi al meglio. Benno Steinegger e Jovial Mbenga provengono da ambienti culturali ed economici diversi: l’Italia e il Congo. Oggi, entrambi vivono e lavorano a Bruxelles.
Il progetto è iniziato come un adattamento teatrale del racconto Cuore di tenebra di Joseph Conrad, ma è presto diventato uno spettacolo sull'incontro tra due persone, le loro differenze e le loro similitudini. I due artisti si sono confrontati con i loro rispettivi limiti, le loro ignoranze, toccando il comportamento discriminatorio latente e i numerosi pensieri (in)consci che influenzano la loro vita quotidiana. Alla fine, il processo stesso è diventato il risultato: un giocoso sguardo teatrale dietro il sipario di un'amicizia e di una collaborazione con molti alti e bassi. Quanto possiamo davvero avvicinarci all'altro? Che ruolo ha la nostra percezione in tutto questo? Steinegger e Mbenga affrontano queste domande con umorismo audace e immaginazione astratta.
Un performer, il pubblico, una storia tramandata a voce e fisicamente: It’s A Secret instaura una catena di racconti verbali uno a uno che si trasformano di volta in volta, da persona a persona, a seconda della nostra percezione, della memoria, del linguaggio e dell’immaginazione. Al tempo stesso a chi partecipa verrà affidata una tavoletta con delle istruzioni e la richiesta di rispondere a delle domande su una piattaforma online: i frammenti tracceranno un percorso spazio-temporale della storia, a cui solo l* partecipanti avranno accesso.
In collaborazione con Storytel, le storie trasmesse saranno quelle raccontate nel podcast Tell Me Mama, nove ritratti di donne afrodiscendenti, raccontati da donne afrodiscendenti a cura di Igiaba Scego e Esther Elisha.
In L'Âge d'Or, Igor Cardellini e Tomas Gonzalez propongono di mettere in discussione i fondamenti del nostro tempo attraverso visite guidate. Banche, uffici amministrativi, centri commerciali: l spettator ne fruiscono nel modo in cui l turist passeggiano tra i siti archeologici. Questi spazi funzionali sono quasi invisibili nelle città. Sfuggono alla nostra attenzione nella vita di tutti i giorni e raramente vengono presi come oggetto di attenzione. Eppure le forze che plasmano il nostro mondo contemporaneo attraversano questi luoghi che sono al centro della globalizzazione.
Sulla base dell'architettura di questi edifici onnipresenti - che si possono trovare in qualsiasi città - le visite formano una trilogia archeologica per il tempo presente. Il pubblico è invitato a percorrere questi spazi di consumo, capitale e lavoro salariato.
I percorsi che tracciamo attraversano i molteplici strati dei siti, il modo in cui agiscono su di noi e ciò che rivelano dell'organizzazione delle nostre società occidentali post-industriali. Particolare attenzione è rivolta al rapporto tra il locale e il globale così come alle diverse temporalità che sono scritte sui loro muri.
A FAROUT Live Arts Festival 2023, L'Âge d'Or vi guiderà attraverso il sito di City Life Shopping District.
In L'Âge d'Or, Igor Cardellini e Tomas Gonzalez propongono di mettere in discussione i fondamenti del nostro tempo attraverso visite guidate. Banche, uffici amministrativi, centri commerciali: l spettator ne fruiscono nel modo in cui l turist passeggiano tra i siti archeologici. Questi spazi funzionali sono quasi invisibili nelle città. Sfuggono alla nostra attenzione nella vita di tutti i giorni e raramente vengono presi come oggetto di attenzione. Eppure le forze che plasmano il nostro mondo contemporaneo attraversano questi luoghi che sono al centro della globalizzazione.
Sulla base dell'architettura di questi edifici onnipresenti - che si possono trovare in qualsiasi città - le visite formano una trilogia archeologica per il tempo presente. Il pubblico è invitato a percorrere questi spazi di consumo, capitale e lavoro salariato.
I percorsi che tracciamo attraversano i molteplici strati dei siti, il modo in cui agiscono su di noi e ciò che rivelano dell'organizzazione delle nostre società occidentali post-industriali. Particolare attenzione è rivolta al rapporto tra il locale e il globale così come alle diverse temporalità che sono scritte sui loro muri.
A FAROUT Live Arts Festival 2023, L'Âge d'Or vi guiderà attraverso il sito di City Life Shopping District.
In L'Âge d'Or, Igor Cardellini e Tomas Gonzalez propongono di mettere in discussione i fondamenti del nostro tempo attraverso visite guidate. Banche, uffici amministrativi, centri commerciali: l spettator ne fruiscono nel modo in cui l turist passeggiano tra i siti archeologici. Questi spazi funzionali sono quasi invisibili nelle città. Sfuggono alla nostra attenzione nella vita di tutti i giorni e raramente vengono presi come oggetto di attenzione. Eppure le forze che plasmano il nostro mondo contemporaneo attraversano questi luoghi che sono al centro della globalizzazione.
Sulla base dell'architettura di questi edifici onnipresenti - che si possono trovare in qualsiasi città - le visite formano una trilogia archeologica per il tempo presente. Il pubblico è invitato a percorrere questi spazi di consumo, capitale e lavoro salariato.
I percorsi che tracciamo attraversano i molteplici strati dei siti, il modo in cui agiscono su di noi e ciò che rivelano dell'organizzazione delle nostre società occidentali post-industriali. Particolare attenzione è rivolta al rapporto tra il locale e il globale così come alle diverse temporalità che sono scritte sui loro muri.
A FAROUT Live Arts Festival 2023, L'Âge d'Or vi guiderà attraverso il sito di City Life Shopping District.
Sotto le luci glamour del mondo dell’arte si nasconde una realtà in cui migliaia di artist a tutte latitudini lottano per mantenersi con il proprio lavoro e lottano ogni giorno in condizioni di lavoro precarie, in assenza di regole condivise e con un senso di insicurezza debilitante causato dalle minacce del contemporaneo, la sfida economica di mantenersi come artista si trasforma immediatamente in una sfida etica.
Realizzata dal Centre d'Art Contemporain Genève, Artists' Survival Kit è una raccolta di saggi è stata concepita come un tentativo critico di ripensare e migliorare il rapporto tra artisti e istituzioni artistiche, di coltivare la consapevolezza delle vulnerabilità altrui e di assumersi con coraggio le proprie responsabilità.
Una celebrazione di musica, arte e creatività con un dj-set a cura dei talentuosi Steve Happi (Jail Time Records, Camerun) e Valentino Barrioseta (Bridges for Music, Sudafrica), per una notte di esplorazione sonora e ispirazione artistica.
Il dj-set è la festa di chiusura di A Creativity Revival, un evento che porta a Milano oltre 60 Creativity Pioneers, change-makers che stanno trasformando la vita delle loro comunità attraverso la creatività e la cultura.
Un performer, il pubblico, una storia tramandata a voce e fisicamente: It’s A Secret instaura una catena di racconti verbali uno a uno che si trasformano di volta in volta, da persona a persona, a seconda della nostra percezione, della memoria, del linguaggio e dell’immaginazione. Al tempo stesso a chi partecipa verrà affidata una tavoletta con delle istruzioni e la richiesta di rispondere a delle domande su una piattaforma online: i frammenti tracceranno un percorso spazio-temporale della storia, a cui solo l* partecipanti avranno accesso.
In collaborazione con Storytel, le storie trasmesse saranno quelle raccontate nel podcast Tell Me Mama, nove ritratti di donne afrodiscendenti, raccontati da donne afrodiscendenti a cura di Igiaba Scego e Esther Elisha.
Manicula è un progetto di Enrico Malatesta e Chiara Pavolucci. Si manifesta con un format di condivisione che, attraverso il camminare, unisce pratiche legate alla performance sonora, alla narrazione visiva e diaristica e alla produzione di scores performative. Manicula offre una serie di output che emergono dall’incontro con il territorio ospitante: mappature e camminamenti, istruzioni per generare pratiche performative, esperienze di ascolto e osservazione, nuove narrazioni visive e testi.
L’intento è di proporre il corpo in ascolto come risorsa aperta e continuamente accessibile per rinnovare il valore intimo delle relazioni con ciò che ci circonda e ridefinire i concetti di abitabilità, familiarità e relazione con un territorio. Le potenzialità sonore e visive degli spazi e della porzione di territorio presi in considerazione durante la residenza a BASE verranno condivisi attraverso la presentazione del materiale prodotto e un momento in cammino in cui attuare pratiche di ascolto e osservazione autonome sfruttando la capacità di risposta dinamica dell’ambiente.
Nel contesto di FAROUT Live Arts Festival, Manicula si completa con una performance sonora di Enrico Malatesta, un’azione volta a fare risaltare le reciprocità tra il corpo e i fenomeni acustici, il cui intento è offrire al pubblico un’esperienza d’ascolto immediata per ridefinire le modalità con cui intercettiamo le presenze sonore e le loro trasformazioni nel tempo e nello spazio.
Mra7ba (mrhba)* è un lavoro ambientato in uno scenario post-umano decadente, che trae la sua ispirazione da Al-Halqa, un'arte narrativa tradizionale originaria del mondo arabo: un dispositivo di teatro in strada e nelle piazze in cui l’attore al centro di un cerchio compie delle azioni a favore del pubblico generando un’energia vitale che si espande circolarmente.
Soukaina Abrour parte da qui per ipotizzarne la fine: il pubblico, viaggiatore nel tempo, è accolto in un primo momento da uno spot video giocoso, caotico, colorato, mutante, che spiega cosa aspettarsi nell’atto performativo della Halqa, del cerchio, caricandolo di aspettative. Il secondo è il momento dell’assenza, dell’atto performativo o meglio dei di desideri, sogni, immaginazioni che ne rimangono.
Mra7ba (mrhba)* è un lavoro ambientato in uno scenario post-umano decadente, che trae la sua ispirazione da Al-Halqa, un'arte narrativa tradizionale originaria del mondo arabo: un dispositivo di teatro in strada e nelle piazze in cui l’attore al centro di un cerchio compie delle azioni a favore del pubblico generando un’energia vitale che si espande circolarmente.
Soukaina Abrour parte da qui per ipotizzarne la fine: il pubblico, viaggiatore nel tempo, è accolto in un primo momento da uno spot video giocoso, caotico, colorato, mutante, che spiega cosa aspettarsi nell’atto performativo della Halqa, del cerchio, caricandolo di aspettative. Il secondo è il momento dell’assenza, dell’atto performativo o meglio dei di desideri, sogni, immaginazioni che ne rimangono.
Mra7ba (mrhba)* è un lavoro ambientato in uno scenario post-umano decadente, che trae la sua ispirazione da Al-Halqa, un'arte narrativa tradizionale originaria del mondo arabo: un dispositivo di teatro in strada e nelle piazze in cui l’attore al centro di un cerchio compie delle azioni a favore del pubblico generando un’energia vitale che si espande circolarmente.
Soukaina Abrour parte da qui per ipotizzarne la fine: il pubblico, viaggiatore nel tempo, è accolto in un primo momento da uno spot video giocoso, caotico, colorato, mutante, che spiega cosa aspettarsi nell’atto performativo della Halqa, del cerchio, caricandolo di aspettative. Il secondo è il momento dell’assenza, dell’atto performativo o meglio dei di desideri, sogni, immaginazioni che ne rimangono.
Due persone che non sono di qui. Tentando di costruire una vita, un futuro pieno di speranza. Jerusalem è il loro parcogiochi, un luogo che simboleggia l’inizio e l’epicentro delle tre religioni mondiali. Dove viene messa in scena una lotta interminabile tra le ideologie e il possesso.
“Puoi imparare qualcosa da ogni persona che incontri. Ogni persona conosce qualcosa che tu non conosci.”
Atta Nasser e Scarlet Tummers cercano di comprendere l’un l’altro attraverso questo punto di vista. Secondo loro, qual è la differenza tra bontà e cattiveria? Cosa spinge gli uomini a credere?
Jerusalem è la culla della religione, di un conflitto ininterrotto. È anche un luogo dove le persone vivono e ridono. Questa performance vuole quindi simboleggiare Jerusalem in tutti i suoi aspetti differenti.
Questo disco e questo live sono l’emisfero sonoro dello spettacolo La vaga grazia.
Il lavoro musicale di Dario Moroldo espande, accompagna e amplifica l’oggetto teatrale che Eva Geatti ha generato a partire dal primo capitolo del romanzo Il Monte Analogo di Renè Daumal: un concerto di sintetizzatori ispirato dalla musica elettronica degli anni ’50, che passa per le luccicanze della library music e la serialità cosmica del kraut rock, partiture ritmiche macchiniche intervallate da imprevisti digitali si susseguono in un flusso ci guida in un’escursione immaginaria.
Dal 2020 è iniziata una ricerca insieme a 5 performer attorno all’autogenerazione del movimento attraverso pattern di relazioni tra corpi e psicogeografie, elementi improvvisati di lunga durata all’interno di paesaggi mentali impalpabili. Si è creato così un flusso di suono che ha iniziato ad abitare lo spazio e a modificarlo, la musica è diventata una sesta performer che muove e fa muovere, una possibilità inedita di visioni.
Dopo due anni queste sperimentazioni musicali hanno raggiunto un’autonomia rispetto allo spettacolo, diventando un disco ed un live set che si configura come germoglio interdisciplinare tra il progetto originario ed una nuova comprensione dell’elemento performativo; continua così il tentativo che abbiamo perseguito con La Vaga Grazia, di ricercare una risposta ad una domanda che non sappiamo formulare.
“Una ragazza indossa le scarpe della sua migliore amica defunta, per far sì che continui a camminare nel mondo”.
Ci sono alcuni gesti, oggetti, pensieri, azioni concrete che collegano il mondo dei vivi a quello dei morti: prendendo spunto dalla convivenza collaborativa tra vivi e morti che esisteva nel culto latino dei Lari - e che esiste ancora a Oaxaca in Messico come a Napoli – il lavoro di ZimmerFrei unisce ricerca documentaria e presenza dal vivo, portando in scena alcune azioni che legano i vivi a quelle persone scomparse che sono ancora in attività nel presente. DE LOS MUERTOS raccoglie la proposta della filosofa belga Vinciane Despret nel far fronte a quei morti che non se ne vanno: invece che scacciarli li possiamo adottare.
“Ogni anno una donna fuma una sigaretta nel giorno dell'anniversario della morte della madre.
Potremmo dire che è la madre che fuma una Merit attraverso di lei, non fumatrice.”
La performance di ZimmerFrei è stata concepita grazie all'apporto di diversi artisti: l'artista visiva Lia Bo Fisher, la performer Maria Caterina Frani, il videoartista Davide Pepe, il light designer Fabio Sajiz, il musicista Massimo Carozzi e la regista Anna de Manincor.
“Una ragazza indossa le scarpe della sua migliore amica defunta, per far sì che continui a camminare nel mondo”.
Ci sono alcuni gesti, oggetti, pensieri, azioni concrete che collegano il mondo dei vivi a quello dei morti: prendendo spunto dalla convivenza collaborativa tra vivi e morti che esisteva nel culto latino dei Lari - e che esiste ancora a Oaxaca in Messico come a Napoli – il lavoro di ZimmerFrei unisce ricerca documentaria e presenza dal vivo, portando in scena alcune azioni che legano i vivi a quelle persone scomparse che sono ancora in attività nel presente. DE LOS MUERTOS raccoglie la proposta della filosofa belga Vinciane Despret nel far fronte a quei morti che non se ne vanno: invece che scacciarli li possiamo adottare.
“Ogni anno una donna fuma una sigaretta nel giorno dell'anniversario della morte della madre.
Potremmo dire che è la madre che fuma una Merit attraverso di lei, non fumatrice.”
La performance di ZimmerFrei è stata concepita grazie all'apporto di diversi artisti: l'artista visiva Lia Bo Fisher, la performer Maria Caterina Frani, il videoartista Davide Pepe, il light designer Fabio Sajiz, il musicista Massimo Carozzi e la regista Anna de Manincor.
“Una ragazza indossa le scarpe della sua migliore amica defunta, per far sì che continui a camminare nel mondo”.
Ci sono alcuni gesti, oggetti, pensieri, azioni concrete che collegano il mondo dei vivi a quello dei morti: prendendo spunto dalla convivenza collaborativa tra vivi e morti che esisteva nel culto latino dei Lari - e che esiste ancora a Oaxaca in Messico come a Napoli – il lavoro di ZimmerFrei unisce ricerca documentaria e presenza dal vivo, portando in scena alcune azioni che legano i vivi a quelle persone scomparse che sono ancora in attività nel presente. DE LOS MUERTOS raccoglie la proposta della filosofa belga Vinciane Despret nel far fronte a quei morti che non se ne vanno: invece che scacciarli li possiamo adottare.
“Ogni anno una donna fuma una sigaretta nel giorno dell'anniversario della morte della madre.
Potremmo dire che è la madre che fuma una Merit attraverso di lei, non fumatrice.”
La performance di ZimmerFrei è stata concepita grazie all'apporto di diversi artisti: l'artista visiva Lia Bo Fisher, la performer Maria Caterina Frani, il videoartista Davide Pepe, il light designer Fabio Sajiz, il musicista Massimo Carozzi e la regista Anna de Manincor.
Due persone che non sono di qui. Tentando di costruire una vita, un futuro pieno di speranza. Jerusalem è il loro parcogiochi, un luogo che simboleggia l’inizio e l’epicentro delle tre religioni mondiali. Dove viene messa in scena una lotta interminabile tra le ideologie e il possesso.
“Puoi imparare qualcosa da ogni persona che incontri. Ogni persona conosce qualcosa che tu non conosci.”
Atta Nasser e Scarlet Tummers cercano di comprendere l’un l’altro attraverso questo punto di vista. Secondo loro, qual è la differenza tra bontà e cattiveria? Cosa spinge gli uomini a credere?
Jerusalem è la culla della religione, di un conflitto ininterrotto. È anche un luogo dove le persone vivono e ridono. Questa performance vuole quindi simboleggiare Jerusalem in tutti i suoi aspetti differenti.
Un movimento esplosivo, impulsivo e percussivo, in cui l’artista duetta con una macchina sintonizzata. Nell’autunno del 2020 Katerina Andreou incontra Voltnoj Berge, un uomo che ha vissuto la trasformazione della scena musicale (sub)urbana di Atene dal 1989 in poi. Questa scena è stata poi influenzata dalla rave culture degli Stati Uniti e dell’Inghilterra e guidata dalla musica house e techno. Troppo giovane per partecipare all’entusiasmo di questi incontri spontanei, Andreou decide di immergersi nelle storie, nei libri e nella musica condivisa da Berge. Al tempo stesso ha condotto una sua stessa ricerca in questo movimento principalmente sonoro. Miti e dicerie si sono subito impadroniti della realtà di questa scena underground che, secondo la coreografa, merita di essere avvicinata con un approccio più fisico che mentale.
Piena di nostalgia per un’era che non ha potuto vivere appieno, Andreou ha creato Rave to Lament: un movimento fugace, unico e impulsivo che, piuttosto che guardare al passato, cerca di essere parte del presente.
Il corpo politico è il soggetto principale di Gli Altri, un progetto performativo di CORPS CITOYEN. Il lavoro cerca di mettere in discussione il potere narrativo della rappresentazione di sé e dell'altro, da un lato, e la natura politica dei corpi nella loro stessa presenza e posizionamento all'interno della rappresentazione, attraverso la lente dell'ironia e l'oscillazione tra realtà documentaria e finzione dichiarata.
“Can the subaltern speak?" si chiedeva Gaiatri Spivak in un famoso discorso del 1988 sul marxismo e l'interpretazione della cultura. Definire chi ha diritto di parola nella sfera pubblica è oggi più che mai un tema centrale nella ridefinizione dei ruoli di potere che caratterizza il rapporto con soggetti considerati minori.
La narrazione occidentale ha una precisa agency di potere, che definisce l'Altro a partire dalle proprie categorie: per questo, definire chi parla e lo spazio autoriale che occupa sono temi centrali di una pratica performativa che vuole essere contemporanea e politica.
Il corpo politico nasce come un laboratorio aperto dove, attraverso alcuni dispositivi della performance - re-enactement, lavoro documentario, pratiche sulla presenza, fictionalization e bio-fiction - cerchiamo di valorizzare la natura politica di ogni corpo e il suo potere attraverso la rappresentazione per eccellenza, la finzione scenica, che aiuta a creare e rafforzare le narrazioni del presente, ma che può essere anche un luogo sovversivo per sabotare le grandi narrazioni attraverso l'inserimento di un altro corpo, una presenza che si espone al pubblico nella sua stessa fragilità e potenza.
Per questa edizione di FAROUT Live Arts Festival, Il corpo politico si trasforma in un evento performativo interattivo, dove la sperimentazione delle tecniche e dispositivi performativi lascia spazio ad un'esperienza che vede il pubblico protagonista di un gioco intorno ai corpi, alla loro presenza e rappresentazione.
“Una ragazza indossa le scarpe della sua migliore amica defunta, per far sì che continui a camminare nel mondo”.
Ci sono alcuni gesti, oggetti, pensieri, azioni concrete che collegano il mondo dei vivi a quello dei morti: prendendo spunto dalla convivenza collaborativa tra vivi e morti che esisteva nel culto latino dei Lari - e che esiste ancora a Oaxaca in Messico come a Napoli – il lavoro di ZimmerFrei unisce ricerca documentaria e presenza dal vivo, portando in scena alcune azioni che legano i vivi a quelle persone scomparse che sono ancora in attività nel presente. DE LOS MUERTOS raccoglie la proposta della filosofa belga Vinciane Despret nel far fronte a quei morti che non se ne vanno: invece che scacciarli li possiamo adottare.
“Ogni anno una donna fuma una sigaretta nel giorno dell'anniversario della morte della madre.
Potremmo dire che è la madre che fuma una Merit attraverso di lei, non fumatrice.”
La performance di ZimmerFrei è stata concepita grazie all'apporto di diversi artisti: l'artista visiva Lia Bo Fisher, la performer Maria Caterina Frani, il videoartista Davide Pepe, il light designer Fabio Sajiz, il musicista Massimo Carozzi e la regista Anna de Manincor.
“Una ragazza indossa le scarpe della sua migliore amica defunta, per far sì che continui a camminare nel mondo”.
Ci sono alcuni gesti, oggetti, pensieri, azioni concrete che collegano il mondo dei vivi a quello dei morti: prendendo spunto dalla convivenza collaborativa tra vivi e morti che esisteva nel culto latino dei Lari - e che esiste ancora a Oaxaca in Messico come a Napoli – il lavoro di ZimmerFrei unisce ricerca documentaria e presenza dal vivo, portando in scena alcune azioni che legano i vivi a quelle persone scomparse che sono ancora in attività nel presente. DE LOS MUERTOS raccoglie la proposta della filosofa belga Vinciane Despret nel far fronte a quei morti che non se ne vanno: invece che scacciarli li possiamo adottare.
“Ogni anno una donna fuma una sigaretta nel giorno dell'anniversario della morte della madre.
Potremmo dire che è la madre che fuma una Merit attraverso di lei, non fumatrice.”
La performance di ZimmerFrei è stata concepita grazie all'apporto di diversi artisti: l'artista visiva Lia Bo Fisher, la performer Maria Caterina Frani, il videoartista Davide Pepe, il light designer Fabio Sajiz, il musicista Massimo Carozzi e la regista Anna de Manincor.
Il corpo politico è il soggetto principale di Gli Altri, un progetto performativo di CORPS CITOYEN. Il lavoro cerca di mettere in discussione il potere narrativo della rappresentazione di sé e dell'altro, da un lato, e la natura politica dei corpi nella loro stessa presenza e posizionamento all'interno della rappresentazione, attraverso la lente dell'ironia e l'oscillazione tra realtà documentaria e finzione dichiarata.
“Can the subaltern speak?" si chiedeva Gaiatri Spivak in un famoso discorso del 1988 sul marxismo e l'interpretazione della cultura. Definire chi ha diritto di parola nella sfera pubblica è oggi più che mai un tema centrale nella ridefinizione dei ruoli di potere che caratterizza il rapporto con soggetti considerati minori.
La narrazione occidentale ha una precisa agency di potere, che definisce l'Altro a partire dalle proprie categorie: per questo, definire chi parla e lo spazio autoriale che occupa sono temi centrali di una pratica performativa che vuole essere contemporanea e politica.
Il corpo politico nasce come un laboratorio aperto dove, attraverso alcuni dispositivi della performance - re-enactement, lavoro documentario, pratiche sulla presenza, fictionalization e bio-fiction - cerchiamo di valorizzare la natura politica di ogni corpo e il suo potere attraverso la rappresentazione per eccellenza, la finzione scenica, che aiuta a creare e rafforzare le narrazioni del presente, ma che può essere anche un luogo sovversivo per sabotare le grandi narrazioni attraverso l'inserimento di un altro corpo, una presenza che si espone al pubblico nella sua stessa fragilità e potenza.
Per questa edizione di FAROUT Live Arts Festival, Il corpo politico si trasforma in un evento performativo interattivo, dove la sperimentazione delle tecniche e dispositivi performativi lascia spazio ad un'esperienza che vede il pubblico protagonista di un gioco intorno ai corpi, alla loro presenza e rappresentazione.
“Una ragazza indossa le scarpe della sua migliore amica defunta, per far sì che continui a camminare nel mondo”.
Ci sono alcuni gesti, oggetti, pensieri, azioni concrete che collegano il mondo dei vivi a quello dei morti: prendendo spunto dalla convivenza collaborativa tra vivi e morti che esisteva nel culto latino dei Lari - e che esiste ancora a Oaxaca in Messico come a Napoli – il lavoro di ZimmerFrei unisce ricerca documentaria e presenza dal vivo, portando in scena alcune azioni che legano i vivi a quelle persone scomparse che sono ancora in attività nel presente. DE LOS MUERTOS raccoglie la proposta della filosofa belga Vinciane Despret nel far fronte a quei morti che non se ne vanno: invece che scacciarli li possiamo adottare.
“Ogni anno una donna fuma una sigaretta nel giorno dell'anniversario della morte della madre.
Potremmo dire che è la madre che fuma una Merit attraverso di lei, non fumatrice.”
La performance di ZimmerFrei è stata concepita grazie all'apporto di diversi artisti: l'artista visiva Lia Bo Fisher, la performer Maria Caterina Frani, il videoartista Davide Pepe, il light designer Fabio Sajiz, il musicista Massimo Carozzi e la regista Anna de Manincor.
And The Colored Girls Say: Doo Da Doo Da Doo Da Doo è un’indagine coreografica sul margine scenico come metafora del margine sociale.
Mettendo in scena l’anonimato delle coriste background nella cultura pop musicale americana, si delinea come un chiaroscuro di corpi e di voci all’ombra della ribalta. È un concerto di voci non in capitolo, di seconde voci, comparse e sfondi. È uno show senza la star, è quello che sta attorno all'oggetto messo a fuoco in un’immagine, è il bianco attorno alle parole scritte. È tutto quello che sta oltre una linea di margine e a cui non è dato entrare nella luminosa zona delle luci della ribalta.
È necessaria un’intenzione precisa per distinguere i cori delle cantanti background di una canzone e isolarli dalla voce principale, così come per notare gli sfondi e tutto ciò che sta attorno ad un oggetto posto al centro e su cui si rivolge la nostra attenzione. È indispensabile attivare quella che l’architetto Juhani Pallasmaa chiama visione periferica, abilità naturale di ciascuno di noi, impigrita però da una secolare educazione alla vista prospettica indirizzata verso un centro-punto di fuga egemonico a cui viene diretta la nostra attenzione. È questa visione periferica che ci fa notare il margine, dove si coltiva il proprio orizzonte nel limite circoscritto di piccoli movimenti e ritmi stabiliti, dove si rimane elementi secondari, controparte di altri protagonisti, accessorio, periferia. È in quel margine che vive un’umanità generativa.
And The Colored Girls Say: Doo Da Doo Da Doo Da Doo (da Walking on the wild side di Lou Reed) è una dichiarazione d’amore verso tutto questo. È un “Elogio del margine” (b.h.)
Un movimento esplosivo, impulsivo e percussivo, in cui l’artista duetta con una macchina sintonizzata. Nell’autunno del 2020 Katerina Andreou incontra Voltnoj Berge, un uomo che ha vissuto la trasformazione della scena musicale (sub)urbana di Atene dal 1989 in poi. Questa scena è stata poi influenzata dalla rave culture degli Stati Uniti e dell’Inghilterra e guidata dalla musica house e techno. Troppo giovane per partecipare all’entusiasmo di questi incontri spontanei, Andreou decide di immergersi nelle storie, nei libri e nella musica condivisa da Berge. Al tempo stesso ha condotto una sua stessa ricerca in questo movimento principalmente sonoro. Miti e dicerie si sono subito impadroniti della realtà di questa scena underground che, secondo la coreografa, merita di essere avvicinata con un approccio più fisico che mentale.
Piena di nostalgia per un’era che non ha potuto vivere appieno, Andreou ha creato Rave to Lament: un movimento fugace, unico e impulsivo che, piuttosto che guardare al passato, cerca di essere parte del presente.
Le cirque astéroïde è uno spettacolo di 30 minuti in un camion rimorchio.
Rivela 5 artisti con atti di parole, tamburi, ottoni e danze per una costellazione di festeggiamenti.
“Durante il lockdown della primavera 2020, mi sono trovata di fronte a un cantiere dove gli operai stavano caricando del materiale su un camion il cui enorme telone rosso si apriva come un sipario. Questo è stato lo stimolo per scrivere Le cirque astéroïde. Dopo questo periodo ho voluto esibirmi in strada e il semirimorchio è diventato per me un paesaggio scenico, un luogo di poesia mobile”.
Le cirque astéroïde fa parte di una serie di diversi pezzi coreografici che esplorano l'immaginario della festa, le dinamiche di intrattenimento e i trucchi teatrali.
Il 25 e il 26 ottobre a BASE arriva Future4Cities, un premio che si rivolge ad amministrazioni pubbliche, associazioni, imprese, fondazioni e gruppi di cittadini che promuovono la trasformazione delle nostre città.
L’obiettivo è celebrare i migliori progetti d'innovazione urbana attivi in Italia per condividere orizzonti di cambiamento, confrontarsi sulle migliori pratiche presenti sul territorio e sviluppare connessioni tra le protagoniste e i promotori di queste iniziative.
Future4Cities è una call attiva fino al 20 settembre per progetti che si sviluppano all’interno di 6 macro-categorie:
→ AMBIENTE
→ MOBILITÀ
→ COMUNITÀ
→ SVILUPPO ECONOMICO LOCALE
→ INNOVAZIONE
→ RIGENERAZIONE URBANA
per ognuna delle quali una giuria valuterà le proposte e individuerà un progetto vincitore.
Il karaoke più grande in italia, con un tour in 10 città italiane dice puoi cantare sul palco con una band i più grandi successi indie, e non solo… da Tananai a Calcutta a Gazzella, Pinguini Tattici, Thegiornalisti e tanti… un karaoke con una band sul palco che suona e canta insieme al pubblico. Ogni serata ha una sua scaletta dalla quale il pubblico può scegliere cosa cantare prenotandosi in location avvicinandosi al palco 15' prima del live.
A seguire il dj set indie club di FABIO NIRTA.