Elio Romanazzi –– AnimaBestia

di BASE Milano

L’oggetto come estensione dell’umano

Alla base di AnimaBestia c’è il desiderio di indagare come gli oggetti diventino estensioni dell’umano, prolungamenti del corpo e del pensiero che si concretizzano nello spazio e nelle cose che ci circondano. L’oggetto non è più un elemento passivo, ma un’entità che partecipa alla nostra definizione, un confine poroso tra soggetto e mondo materiale.

Parallelamente, il progetto esplora l’assenza di confini tra le specie, evidenziando la natura transitoria dell’essere umano nel suo rapporto con le forme di vita non-umane. Qui l’incontro tra specie si manifesta come un sogno, un momento di metamorfosi e trasformazione.

Un oggetto ibrido: tra scultura e arredo

Il cuore del progetto è uno sgabello-creatura, un oggetto zoomorfo rivestito da una “pelle” decorata con immagini e creature che emergono dall’incontro onirico tra l’umano e il non-umano. La pelle, elemento che racchiude e narra la metamorfosi, è concepita per essere indossabile, chiudendo così il cerchio e riportando l’oggetto al corpo umano.

Realizzato con una struttura metallica rivestita di materiale plastico, lo sgabello misura 54x30x44 cm. La pelle è un tessuto stampato e trapuntato, che racconta visivamente il “sogno di un incontro interspecie”.

L’allestimento: un’esperienza immersiva

Per l’esposizione, AnimaBestia verrà presentato su una piattaforma di circa 80x100x20 cm, accompagnato da un arazzo sospeso che riproduce graficamente il sogno da cui l’opera ha preso vita. L’installazione intende creare un ambiente in cui il visitatore possa immergersi nel racconto, lasciandosi trasportare in una dimensione in cui i confini tra umano, animale e oggetto si dissolvono.

Oltre il design: una nuova poetica della materia

AnimaBestia si inserisce in un discorso più ampio sulla relazione tra uomo e materia, proponendo un’estetica in cui gli oggetti non sono più meri strumenti, ma entità vive, portatrici di significati e narrazioni. L’opera di Elio Romanazzi invita a ripensare il design come un processo simbiotico, in cui le categorie tradizionali si sfaldano per lasciare spazio a nuove forme di relazione e ibridazione.

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