Eleni Vrettakou –– Hyperthermal Tales

Racconti oltre il confine termico

di BASE Milano

Il progetto documenta come il clima plasmi comportamenti ed ecosistemi, rivelando un equilibrio precario tra specie umane e non umane. Gli esseri umani appaiono in una doppia veste: predatori e custodi, capaci di conservare, adattarsi, ma anche di alterare drasticamente la natura. Questo approccio solleva questioni etiche ed ecologiche sulle modalità con cui definiamo e categorizziamo le specie: cosa significa essere “autoctoni”, “invasivi” o “migratori”, in un mondo in costante mutamento?

L’opera prende forma in un trittico di immagini in movimento, tra cui riprese con una telecamera termica, tecnologia nata in ambito militare per rilevare il calore corporeo e identificare bersagli umani. Qui, il suo utilizzo viene sovvertito: il calore non è più un crimine, un’invasione o una minaccia, ma un elemento di connessione. La termocamera cattura il calore come forza invisibile che si diffonde nello spazio, non per isolare i soggetti ma per mostrarne l’interdipendenza, senza gerarchie.

L’opera trascende il contesto specifico di Pylos per riflettere su una realtà globale: qualsiasi luogo, qualsiasi essere umano, qualsiasi albero, qualsiasi pesce diventa parte di un fragile equilibrio ecologico. Il materiale raccolto non è perfettamente curato o diretto, ma emerge come un archivio spontaneo di incontri tra tartarughe, pesci leone, ulivi e le loro interazioni con gli esseri umani. Registrare significa cristallizzare istanti effimeri, rendendo tangibili le sottili trasformazioni che collegano il presente immediato a una scala temporale più ampia.

L’esperienza del film è amplificata da un’installazione di elementi riscaldanti a infrarossi, che immerge gli spettatori in una percezione fisica del calore, oscillando tra comfort e disagio. E così la domanda emerge con forza: dove si trova il confine termico che spinge gli esseri umani a migrare e ad agire?

è una cosa seria?

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