Caterina Viguera & Ramon Landolt –– Reparative Sound

Dare voce ai suoni invisibili della città

di BASE Milano

Un ecosistema sonoro da riscoprire

Ogni città è un sistema complesso di voci e risonanze: il suono infrasonico delle turbine incontra gli ultrasuoni dei pipistrelli in comunicazione, mentre il ronzio di un insetto impollinatore si intreccia con il gorgoglio di una fontana. Il paesaggio sonoro urbano è un organismo vivo, un continuo dialogo tra elementi biologici e artificiali. Tuttavia, la percezione umana è limitata a uno spettro compreso tra 20Hz e 20kHz, lasciando fuori un’enorme quantità di vibrazioni e frequenze.

Cosa succederebbe se potessimo amplificare questi suoni invisibili? Se potessimo rallentarli, modificarli, ascoltarli in modo nuovo? Reparative Sound risponde a queste domande attraverso un’esperienza immersiva in cui i suoni della città vengono remixati e riorganizzati, svelando una realtà alternativa e più inclusiva, in cui ogni entità urbana—umana e non—può letteralmente avere una voce.

Il padiglione: un’esperienza interattiva

Il progetto, nato dalla collaborazione tra Caterina Viguera e Ramon Landolt, si concretizza in un padiglione modulare autoportante realizzato in legno riciclato. Il design è pensato per essere installato in meno di un giorno da sole due persone. All’interno, lo spazio circolare di 2,4 metri di diametro accoglie fino a otto visitatori, invitandoli a sedersi su una panca e immergersi in un paesaggio sonoro amplificato e rielaborato.

Ridefinire il nostro rapporto con il suono

Reparative Sound è molto più di un’installazione artistica: è una riflessione sulla percezione e sulle gerarchie sonore che dominano gli spazi urbani. Attraverso la modulazione e l’amplificazione dei suoni meno udibili, il progetto invita a ripensare il rapporto tra esseri umani, macchine e natura. L’atto stesso di ascoltare diventa un’esperienza di consapevolezza, un gesto riparativo verso un ambiente che spesso ignoriamo.

Sostenuto da Pro Helvetia, Reparative Sound trasforma il modo in cui percepiamo la città, offrendo un’esperienza sensoriale che connette il visibile con l’invisibile, il tangibile con l’impercettibile.

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