The Royal College of Art x Making Kin

Lo scorso anno, l’RCA ha partecipato a The Convivial Laboratory ↗, un progetto sviluppato in collaborazione con l’Architectural Design Studio 7 – guidato da Lemonot – che esplora il concetto di convivialità ↗ come un processo attivo, legato non solo alla collaborazione tra esseri umani, ma anche alle interdipendenze tra persone, altre forme di vita, media e oggetti.

La mostra di quest’anno approfondirà alcune dinamiche conviviali e la creazione di legami all’interno di diversi dipartimenti dell’RCA. Una selezione di lavori degli studenti metterà in luce le intersezioni tra design e ricerca negli ecosistemi del College, identificando genealogie e traiettorie a diverse scale: il pianeta, la città, l’architettura, l’oggetto e il corpo

Media Studies

Il dipartimento di Media Studies, che ha sede presso la Scuola di Architettura del Royal College of Art e accoglie student provenienti da diverse discipline del design spaziale, offre un’analisi rigorosa e dettagliata dei metodi di ricerca e pratica dei media, sia storici che contemporanei. Il dipartimento crea progetti che si collocano tra, al di fuori o in opposizione alle discipline, concentrandosi sui media come luogo e materia primaria di sperimentazione. Inoltre, indaga il potenziale emancipatorio dei media, riconoscendone al contempo la complicità in processi di oppressione, colonizzazione e imperialismo, e si impegna a sfidare e contrastare queste realtà.

Interior Design

Il Master in Interior Design esplora idee e problematiche emergenti relative alla ricerca e alla pratica, analizzando la varietà dell’occupazione umana in diversi ambienti, dalla singola stanza all’intera città. Promuove l’idea che l’interno sia un’interfaccia tra i suoi occupanti e l’ambiente costruito, e che possa essere un motore di cambiamento sociale. Il design degli interni valorizza la speculazione, l’analisi e il rigore, e incoraggia le persone a formulare risposte autonome e critiche a queste questioni fondamentali. Questo avviene attraverso tre piattaforme principali: superREUSE, superMATTER e superFUTURES. Tutte e tre privilegiano la rielaborazione di strutture esistenti, la costruzione e la comunicazione di specifiche identità spaziali e il pensiero speculativo su spazio, oggetti, materiali e persone.

City Design

Il Master in City Design va oltre la semplice progettazione di strutture fisiche. Si concentra su come si vive, lavora e ci si muove insieme, sulla vita che si sviluppa in relazione con gli altri. La convivialità non può prescindere da una solidarietà attiva e concreta se vuole davvero superare confini e differenze. Bisogna promuovere, accogliere e sperimentare un futuro di libertà per creare legami che vadano oltre i vincoli di sangue o di circostanza. Soprattutto, in un’epoca di crisi multiple, c’è la responsabilità di progettare non solo risposte pratiche o di resistenza, ma di immaginare i contratti sociali e spaziali, i sistemi di supporto che rendono possibile l’emancipazione.

Gli studi, intitolati “Border Environments” e “Underground Palestine”, lavorano per mettere in luce e dare forma alle ingiustizie spaziali del nostro tempo: colonialismo, espropriazione, sfruttamento e segregazione. Collaborando con organizzazioni di attivist e istituzioni radicali in Palestina e lungo le rotte migratorie in Europa, ogni incontro e ogni progetto si fonda sulla solidarietà e sulla liberazione collettiva, attraverso interventi infrastrutturali, culturali, geologici e/o speculativi. Questo approccio è supportato dal modulo teorico “Embodied Knowledge and Urban Struggle”, che esplora come la precisione disciplinare, la prassi politica e il rigore metodologico possano orientare la progettazione verso obiettivi realistici ma emancipatori, tenendo presente che “radicale è sempre relativo al contesto”.

I materiali presentati – da saggi audio a banche di semi, archivi digitali, mondi alternativi creati con Unreal Engine, fino a dispositivi di navigazione – considerano il paesaggio urbano come un luogo di indagine, contestazione e potenziale, allo stesso tempo limitato ed espansivo.

Environmental Architecture

Il Master in Environmental Architecture esplora l’intersezione tra architettura, ecologia e politica radicale. Il programma esamina in modo critico il potenziale etico e politico dell’architettura ambientale, in particolare in relazione al territorio, all’estrazione delle risorse e alla giustizia climatica. Lavorando in collaborazione con organizzazioni in prima linea nelle lotte ambientaliste, gli studi esplorano modalità di coesistenza tra esseri umani e ambiente in un pianeta danneggiato, considerando i rapporti di parentela con suolo, piante, animali e batteri, ma anche con entità non umane come montagne, fiumi, antenati e spiriti.

Design Practice

Student e docenti del Master in Design Practice sono ben consapevoli che l’industria edile sia tra le principali cause della crisi climatica. Questa consapevolezza l ha tuttavia spint a radicalizzare il proprio approccio, a cercare una pedagogia nuova, che sappia immaginare e costruire pratiche spaziali più eque. Lavorano insieme per trovare modi diversi di relazionarsi con l’ambiente, per entrare in sintonia con la vita e i luoghi del pianeta, sfruttati dai processi di costruzione. E si rifiutano di perdere la speranza.

Analizzano i materiali, le loro condizioni di estrazione, le possibilità di restituzione e di riuso. Studiano l’influenza del carbonio sulle nostre economie e i modelli di organizzazione sociale e spaziale che ne sono derivati. In questo modo, imparano a costruire collettivamente un futuro che non dipenda più dai combustibili fossili. Attraverso un’analisi accurata della crisi, svelano le disuguaglianze strutturali e vedono nella politica uno strumento di trasformazione, in dialogo con i movimenti per la giustizia climatica. Trovano ispirazione negli spazi dimenticati dal capitale, dove ciò che è scomodo, scartato, rifiutato, trova nuova vita e crea nuove connessioni. Immaginano e danno forma a un futuro libero dal carbonio, un futuro possibile, a cui danno forza e visibilità, ispirandosi a chi, oggi stesso, sta già costruendo alternative. Lavorano per un mondo migliore, per tutt.

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