Ahmet Selcuk Dis — Adaptive skins

di BASE Milano

Una serie di indumenti trasformativi che eludono lo sguardo delle telecamere di sorveglianza prendendo spunto dalla capacità di mimetizzazione di polpi e rane, per mimetizzarsi negli ambienti urbani

Non semplici indumenti, ma strategie di sopravvivenza, di gesti evolutivi tratti dall’intelligenza profonda di cefalopodi e anfibi, esseri che hanno trascorso millenni a padroneggiare l’arte della scomparsa, della mescolanza e del diventare altro. In un’epoca di implacabile sorveglianza digitale, in cui le telecamere dotate di intelligenza artificiale mappano, categorizzano e disciplinano, questi indumenti resistono, eludono e si trasformano.

Realizzati interamente con la stampa 3D, questi trucchi molecolari intrecciano tessuti UV e termo-reattivi con superfici auxetiche bistabili – tessuti che non si limitano a stare sul corpo ma rispondono, reagiscono ed evolvono. Con il minimo cambiamento di temperatura, con la semplice trazione di un filo, gli indumenti si trasformano in colori, strutture e forme che si dissolvono nel paesaggio urbano, parlando il linguaggio della mimetizzazione appreso da parenti non umani che da tempo hanno capito come sfuggire allo sguardo dei predatori.

Questi indumenti, questi cambiamenti, sono allo stesso tempo rifugio e ribellione, un modo per rivendicare il possesso della propria immagine, la propria presenza e i propri dati. Estendono il corpo e si fanno da interfaccia tra specie, tra intelligenza biologica e insurrezione tecnologica. Indossando questi indumenti, non si scompare semplicemente: ci si adatta, si comunica, si gioca con la visibilità e la cancellazione alle loro condizioni.

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