BASE.
Non è un museo, non è un teatro, non è solo uno spazio aggregativo, non è un coworking tradizionale, non è un locale da ballo. È tutte queste cose insieme e anche molto altro.
“Same Same but different”, direbbero nel sud est asiatico, prendendosi gioco della nostra venerazione del brand.
Un luogo indefinibile, il posto giusto da cui partire per ripensare il concetto di “istituzione culturale”. E farlo a partire dal più vulnerabile, dai corpi che solitamente non vediamo nei luoghi di cultura della nostra città, dalle voci che non ascoltiamo se non quando occupano le classifiche di Spotify.
A partire dai nostri bias, dai pregiudizi, dalla discriminazione conscia e inconscia delle nostre parole.
Come cambiamo la nostra prospettiva?
Come diventiamo rilevanti al di fuori dei nostri confini?
Come attiviamo un dialogo aperto e reale con tutti i membri delle comunità e della società?
Vogliamo lavorare “tra”.
Nello spazio in cui differenze di razza, genere, classe sociale e accesso alla cultura si intersecano.
Quando parliamo di “diversità”, non la contrapponiamo ad un possibile “normale”: restiamo tra uguale e diverso, dove le differenze fanno attrito e dove le sfumature prendono senso.
Nel conflitto tra chi è dentro e fuori, approfondendo il concetto di pluralità.
Chi fa parte della società aperta? Quali corpi mancano? Quali idee non ascoltiamo?
Nello spazio tra la città e l’anti-città, lo spazio urbano le sue emergenze sociali, le piante e gli animali che se ne riappropriano, i vuoti che la definiscono.
Nella faglia generazionale tra il progettare per i giovani e il progettare con i giovani.
Vogliamo essere uno strumento, una piattaforma.
“Progettiamo con” al posto di “organizzare per”.
Lasciando che i nostri partner, gli users e il pubblico influenzino la nostra struttura,
in un costante e produttivo stato di re-invenzione.
Una specie di responsabilità condivisa con coloro a cui ci rivolgiamo.
* “Same same, but different” proviene da un modo di dire colloquiale usato nel sud est asiatico nel tentativo di vendere oggetti che sono copie identiche a un oggetto di marca, sono infatti “uguali uguali, ma diverse”.
Inclusione: vogliamo creare un ambiente in cui tutti gli individui si sentano accolti, sicuri, rispettati, valorizzati e supportati per consentire la piena partecipazione e il contributo.
Diversità: ogni individuo è unico e ne riconosciamo le peculiarità. Origini etniche, genere (identità, espressione), orientamento sessuale, provenienza, status socio-economico, religione o convinzioni personali, stato civile, età e disabilità.
Equità: identificare e rimuovere le barriere, soprattutto economiche, per garantire la piena partecipazione di tutte le persone e di tutti i gruppi.
Accessibilità: progettare prodotti, dispositivi, servizi o ambienti per le persone con disabilità. Un insieme di soluzioni che consentono al maggior numero di persone di partecipare alle attività nel modo più efficace possibile.
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