I DO NOT HAVE A DREAM JOB, I DON’T DREAM OF LABOUR
“Non ho un lavoro da sogno, non sogno il lavoro”
Dopo un anno di cambiamenti epocali nel mercato del lavoro, stiamo mettendo in discussione le idee sul lavoro di cui siamo stati nutriti per tutta la vita, a partire dal “lavoro dei sogni”, dalla cultura del carrierismo e dall’idea del lavoro nobilitante. La quantità di tempo che passiamo a lavorare diventa una questione politica, culturale ed economica. La pandemia ha impattato sul paradigma neoliberista e postfordista aprendo nuovi fronti di critica al mondo del lavoro contemporaneo.
La frase “Non ho un lavoro da sogno, non sogno il lavoro” diventa un trampolino di lancio, a partire dalle lotte operaie del novecento di cui abbiamo testimonianza all’interno dell’archivio ISEC, per immaginare un mondo senza lavoro o un lavoro a misura di mondo, in cui le crisi interconnesse del capitalismo contemporaneo – lavoro, cura e ambiente, rapporto con le tecnologie e giustizia sociale – siano fondamenta per un nuovo pensiero sul modello sociale in cui viviamo.
Questa call per artistə è parte di Playground, il programma di residenze artistiche di BASE, in collaborazione con Fondazione ISEC. La call si inserisce all’interno di Matrice Lavoro, la rete per raccontare cultura e trasformazioni del lavoro costituita da musil – Museo dell’industria e del Lavoro, Coclea, Comune di Cedegolo, BASE Milano e Fondazione ISEC. Matrice Lavoro è un progetto finanziato dai PIC-Piani Integrati della Cultura di Regione Lombardia.
Attraverso Matrice Lavoro i partner hanno voluto attivare una progettazione di rete sulla narrazione e rappresentazione del patrimonio industriale e del lavoro contemporaneo, per la creazione di una “fabbrica culturale diffusa” che avrà le proprie materie prime nella trasformazione dei luoghi e nelle evoluzioni del lavoro.
In particolare, la residenza è realizzata in collaborazione con Fondazione ISEC – Istituto per la storia dell’età contemporanea, Onlus nata a Sesto San Giovanni nel 1973 con lo scopo di raccogliere, conservare e valorizzare fonti documentarie e bibliografiche per la storia dell’Italia contemporanea.
LA CALL PER ARTISTə
Tra settembre e ottobre 2021 è stata lanciata la call, invitando lə artistə a presentare un progetto artistica in qualunque forma – performance, pratiche coreografiche e relazionali, progetti workshop-based, scultura, sound and new media art – di nuova realizzazione o come sviluppo di lavori precedenti, avente ad oggetto opere e/o progetti legati all’esplorazione dei materiali d’archivio.
All’artist* viene messo a disposizione il patrimonio a partire dalle parole chiave del progetto Matrice Lavoro: diritti, sicurezza sul lavoro, precarizzazione e tutela, lavoratrici e lavoratori. I materiali disponibili includono: manifesti, fotografie, cartelli antifortunistica, giornali di fabbrica, houseorgan, interviste.
PROGETTI SELEZIONATI PER LA CALL PER ARTISTə
Tra le 130 proposte ricevute, sono stati selezionati i progetti delle artiste Maddalena Fragnito “Più tempo per vivere” e di Francesca Marconi “Manifesto al presente”, con una menzione speciale under30 ad Anouk Laure Chambaz.
La giuria – composta da Leonardo Caffo, Paola Fortuna, Adama Sanneh, Linda Di Pietro e Sara Zanisi – ha decretato i risultati all’unanimità, particolarmente colpiti dalla sensibilità nell’affrontare le tematiche, dall’originalità e multidisciplinarietà, dall’attenzione alla dimensione relazionale e dall’approccio innovativo ai
Maddalena Fragnito e Francesca Marconi hanno aperto a gennaio la fase di ricerca all’interno dell’archivio di Fondazione ISEC, un patrimonio che comprende 350 fondi archivistici, 100.000 volumi, 4.000 periodici, 170.000 fotografie, 100.000 disegni tecnici; 2.000 bozzetti pubblicitari, 1.500 manifesti politici, 450 pellicole cinematografiche e video, 800 ore di interviste registrate su supporto audio o video.
La ricerca delle artiste mira a mettere in dialogo storie e rivendicazioni del secondo Dopoguerra che emergono dai materiali d’archivio, con le voci e i temi del lavoro contemporaneo di chi si muove su un terreno di incertezza e di mancanza di tutela.
FRANCESCA MARCONI | MANIFESTO AL PRESENTE
Quali rappresentazioni di sé stessɜ, del proprio ambiente di vita e del mercato del lavoro entrano in gioco quando si sperimenta l’esperienza della precarietà?
La pandemia di Covid-19 ha aperto ad un panorama in cui le povertà e le disuguaglianze si sono ulteriormente radicalizzate e dove è parso ancora più necessario perseguire nuove istanze, lotte e rivendicazioni, capaci di dare fondamento a un concetto di vita, cittadinanza, lavoro con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili della popolazione. È diventata un’urgenza, tornare ad immaginare una vita orientata al futuro, in cui mettere in scena, seppur temporaneamente, forme di cittadinanza dove i corpi possano riconquistare forme e spazi di desiderio e lotta.
Manifesto al presente vuole essere un archivio aperto e vivo, una ricerca che si compone di diverse esperienze dove passato, presente e futuro saranno tessuti insieme attraverso le esperienze dei lavoratorɜ. I materiali d’archivio, con le vite e le lotte di un tempo, diventano nuova ossatura e specchio con cui confrontarsi e a cui dare nuovo significato .
Francesca Marconi ha una formazione transettoriale e da vent’anni sviluppa laboratori partecipati e progetti di arte pubblica in contesti umani e geografici di confine. La sua pratica si basa sul lavoro con le comunità attraverso la condivisione di riflessioni e processi.
Tra i suoi progetti più recenti Internazionale Corazon / Todes (2018-2021), MiAbito / La forma dei Corpi (2019), Cartografia dell’Orizzonte (2017- in corso). Ha esposto i suoi lavori Museo del 900, ViaFarini Fabbrica del Vapore, Biennolo, Farmacia Wurmkos, Spazio OnOff, Mudec – Milano; Manifesta 12-collateral event – Palermo; Paul Klee Museum- Kindermuseum Creaviva, Centro Culturale Progr – Bern.
MADDALENA FRAGNITO | PIÙ TEMPO PER VIVERE
Cosa hanno in comune unə rider, unə colf, unə artista, unə bracciante, unə guardia-sala?
Quali sono le battaglie che lɜ uniscono e che li dividono?
Quali questioni possono essere oggi trasversalmente politicizzate?
Da queste domande parte il lavoro di ricerca di Maddalena Fragnito, con l’obiettivo di mettere in dialogo i materiali d’archivio con le tensioni, i desideri e le questioni che oggi innervano il lavoro. In particolare la ricerca di Fragnito rilegge il concetto di salute e tossicità nel lavoro.
Rievocare, nella pratica artistica di questa residenza, diventa esperienza del passato riattivando un particolare patrimonio culturale o utopie inesplorate. Se rievocare significa non restaurare ma sfidare il passato, la storia si trasforma così in un’apertura all’invenzione e al rinnovamento.
La residenza prevede, dopo un primo periodo di ricerca presso l’archivio della Fondazione ISEC, una serie di workshop con partecipanti che rappresentano e incarnano tipologie “simbolo” delle trasformazioni attuali nel mondo del lavoro, coinvoltɜ in una pratica di autoinchiesta. Realizzati insieme a Valeria Graziano, i workshop avranno l’obiettivo di mappare le condizioni de lavoratorɜ di oggi, le loro azioni quotidiane e i rapporti affettivi e politici che le sottendono e contribuire a sostenere una loro presa di coscienza collettiva.
Il materiale prodotto avrà l’obiettivo di dare voce alle necessità e ai desideri, alle istanze e alle lotte che si muovono dentro il lavoro contemporaneo.
Maddalena Fragnito è artista indipendente e attivista culturale, al momento dottoranda al Centre for Postdigital Cultures dell’Università di Coventry. È co-autrice di Rebelling with Care (2019) e Ecologie della cura: Prospettive transfemministe (in stampa). Co-fondatrice di MACAO (2012), centro culturale autonomo a Milano e di SopraSotto (2013), asilo auto-gestito da genitori. È parte del team di ricerca Pirate Care (2019) e di Insitute of Radical Imagination (2021).
Valeria Graziano è ricercatrice presso il Centro di Studi Avanzati dell’Università di Rijeka. È co-fondatrice del progetto internazionale Pirate Care, una rete transnazionale di attivisti, ricercatori e professionisti che promuove infrastrutture della cura comune e si oppone alla criminalizzazione della solidarietà.
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